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Giuliano Ferrara fa rosicare la sinistra: "Giorgia Meloni impeccabile sulla politica estera"

Giuliano Ferrara

Roberto Tortora
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Un elogio al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, arriva da Giuliano Ferrara nel suo editoriale per “Il Foglio”, soprattutto in materia di politica estera, in questo momento di così delicato equilibrio mondiale, sull’asse USA-Russia. Ferrara scrive: “La politica estera e la collocazione internazionale dell’Italia sono materia riservata di chi guida il governo con la fiducia del Parlamento (e della Farnesina, in misura significativa ma minore). Dato come sta messo il mondo, con l’Europa a passo di lumaca e gli Stati Uniti a passo di carica, in direzioni divergenti sul fronte ucraino e russo, questa materia è oggi il primo criterio di giudizio sull’operato di un ministero…

Bisogna riconoscere “de core” che in questo campo decisivo Giorgia Meloni è impeccabile. Fronteggia con circospezione e la dovuta prudenza le mattane di un alleato chiassoso schierato sull’asse Putin-Trump e si sbarazza ogni giorno della sua possibile ipoteca. Ne prescinde, per dir così, anche in un momento di allarmante e rampante cavalcata mondiale dei temi autocratici e ultra populisti. Comprende la necessità di rispondere all’aggressività di Putin nella guerra di aggressione contro Kyiv con decisioni di estrema risorsa come quelle di Biden sulle armi a lungo raggio e sul loro impiego. Si dichiara fedele all’impostazione italiana, solidale con la difesa europea e occidentale in Ucraina, preannunciandone la continuità nell’anno che verrà, accada quel che accada a Washington dopo il 20 gennaio, data dell’inaugurazione della nuova presidenza”.

 

 

Ferrara, poi, prosegue, elencando le altre abilità della Meloni: “Esclude, senza strafare nel giudicare la telefonata di Scholz, una ripresa di contatti immatura con la Russia. Entra con Polonia, Regno Unito, Germania, Spagna e Francia in un concerto di nazioni, il sestetto, che si propone come forza di interposizione contro la possibile prospettiva di un patto russo-americano sulla pelle di un paese europeo indipendente, dopo tre anni di una guerra costata un milione di morti. Meloni starebbe comoda nella classica posizione italiana di sempre, la strizzatina d’occhio al prepotente di turno, non solo il russo, il giro di valzer alle spalle del partner europeo, l’opportunità al ribasso da cogliere, la politica del piede di casa e del consenso d’opinione facile, invece sceglie con lungimiranza, si distanzia platealmente dall’amico ungherese e da quello slovacco, mette l’Italia in condizione di contare e pesare molto sulla scena europea e mondiale in una direzione di giustizia e di fraternità verso un popolo in lotta per la sua sopravvivenza contro un’ideologia revanscista e neoimperialista.

In questo modo l’Italia di destra cosiddetta, in compagnia di due leader socialdemocratici (Starmer e Scholz) e di due liberali (Macron e Tusk), costruisce fondamenta solide per un ponte di ferro sullo stretto atlantico e per condizionare per il meglio le velleità di resa a discrezione, con il nome traditore della “pace senza giustizia”, che in tanti coltivano da una sponda all’altra dell’oceano. A Meloni – conclude Ferrara - bisogna riconoscere il coraggio della resistenza al facile e delle iniziative difficili, in politica estera senza protervia e con molta fiducia. Non è poco”.

 

 

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