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Alan Friedman, ecco come ha reagito all'ultimo sondaggio su Donald Trump

Alessandro Gonzato
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Trump, scrive Aldo Cazzullo sul Corriere, «si muove e parla come Hannibal Lecter», il cannibale del “Silenzio degli innocenti”. Cazzullo è negli Stati Uniti per conto del suo giornale e commenta l’ultimo comizio in Virginia. Alan Friedman, fino a poche ore fa - prima d’essere ingiustamente eliminato dagli inflessibili giudici – provava a muoversi a passo di musica, inviato per conto di se stesso a “Ballando con le stelle”. Un po’ Danny Zuko di “Grease”, un po’ Kevin Bacon in “Footloose”, ma più atletico. Chissà se mentre scriviamo Alan è di ritorno nella sua America.

Calzamaglia, calzettoni di spugna e fascetta antisudore alla “Flashdance” non gli hanno impedito di twittare per settimane contro quel razzistaccio di Donald. Immaginiamo il giornalista newyorkese col volto imperlato che tra una prova e l’altra compulsa ossessivamente il telefono per contestare punto per punto il candidato repubblicano. A ogni sondaggio Friedman ha sussultato: rabbia o speranza a seconda dell’esito. Ora, col fiatone, non gli resta che attendere il voto col cuore in gola. Intanto Cazzullo, derogando dall’equilibrio e la moderazione che l’hanno quasi sempre contraddistinto, è già nella prima linea anti-trumpiana.

L’OBIETTIVO
Spara che «come in ogni show si ride e si piange», ma non parla di Friedman. «Si ride», puntualizza Cazzullo, «con una punta di angoscia al pensiero che l’attor comico è il favorito perla Casa Bianca». «Si piange», spiega, «quando l’attor tragico» cede il palco alla mamma di Kayla, una bambina «che amava Dio e gli animali, uccisa da due clandestini». Cazzullo tuona contro Trump, il quale ha promesso «pena di morte per ogni clandestino che uccide un americano». Parte un applauso scrosciante ma l’inviato non ci sta. La prestigiosa firma contesta anche «un’altra ovazione appena meno intensa che viene tributata a Trump quando grida “Niente tasse sulle mance”». In platea, osserva Cazzullo, «molti hanno figlio nipoti che fanno il cameriere». Altra acclamazione, però nemmeno stavolta va bene.

Cos’avrebbero dovuto chiede re gli elettori, più gabelle? Sul Foglio Paola Peduzzi avverte: «Trump e i generali di Hitler». Parla col direttore dell’“Atlantic Jeffrey Goldberg”, riferisce che «l’istinto dittatoriale di Trump è una minaccia seria». Per fortuna The Donald non ha i baffi. Poteva mancare Annalisa Cuzzocrea sulla Stampa? Sì. «New York e la destra religiosa che reprime le donne». Cuzzocrea, nel suo reportage dalla metropoli americana, inizia così: «Guardando gli Stati Uniti dall’ultimo miglio della maratona di New York è difficile credere che un’ideologia prevalentemente bianca, machista e bigotta possa prendere il sopravvento in queste serrate elezioni presidenziali». Il perché ce lo dice subito. «Sotto un sole che non scalda Manhattan, nella prima vera giornata fredda di quest’autunno, assiepati alle transenne, sostenitori di ogni colore (ecco... ndr) tifano per i loro beniamini». 

E chi sono? «Il kenyota Evans Chebet, superato di un soffio dall’olandese Abdi Nageeye». Neri ovviamente, nerissimi. E come fai ad apprezzare un atleta di colore – questo è il collegamento mentale – se voti Trump? Comunque, la Cuzzocrea dialoga anche con la scrittrice Lorrie Moore, e se il Foglio richiama il nazismo, la Moore rivede nei trumpiani «lo spirito confederato, che ora non è solo nel Sud ma è sparso ovunque nell’America rurale e suburbana». Andiamo avanti. Paolo Garimberti, su Repubblica, ci tiene a evidenziare che Trump «rimane una minaccia per la democrazia». “Usa”, titola il giornale degli Elkann, “Trump oltre il limite”, e vien da chiedersi quando mai sia stato nei ranghi, secondo i progressisti.

 

CROCE UNCINATA
Torniamo sulla Stampa, dove anche Stefano Stefanini evoca il Terzo Reich, il Quarto, dovesse vincere la reincarnazione del Führer, si capisce. Il titolo è eloquente: “Quell’errore negli anni Trenta su Hitler e la minaccia Donald alla nostra libertà”. È solo l’inizio: «Un secondo mandato sarebbe molto più pericoloso». Il secondo di Trump. «Non ha consiglieri moderati ma solo yesman. Per l’Europa il rischio è doppio, l’erosione del sistema democratico occidentale e un’America ostile». Siamo a un passo dal baratro.

 

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