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Otto e mezzo, Caracciolo sull'attacco in Libano: "Cercapersone manomessi? Ci sono infiltrati"

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"È una retrocessione tecnologica, siamo passati dallo smartphone al cercapersone, scelto da Hezbollah come mezzo di comunicazione dopo che Nasrallah (il leader, ndr) ha detto di lasciar perdere i telefoni": Lucio Caracciolo, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, lo ha detto a proposito dell'attacco hacker avvenuto oggi, martedì 17 settembre, a Beirut, in Libano, e a Damasco, in Siria. I dispositivi in uso ai membri del movimento libanese sono esplosi ferendo centinaia di persone e uccidendone 15, tra cui una bambina di 10 anni. 

L'ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha negato responsabilità di Tel Aviv. Nonostante questo, però, Hezbollah è convinto della colpevolezza di Israele, annunciando anche una "giusta punizione". A tal proposito Caracciolo ha detto: "Israele è passato dall'attacco soft a quello hard, probabilmente intervenendo nel processo di produzione di questi dispositivi. La domanda è come e dove l'hanno fatto. Quest'ultima fornitura arrivava dall’Iran, quindi potrebbero esserci stati degli infiltrati in Iran, ora Hezbollah è nel panico, con risultati di immagine disastrosi per l'Iran e formidabili per Israele". Secondo l'esperto, "è ovvio che c'è Israele dietro, molto spesso Israele non dichiara quello che fa". L'obiettivo di Tel Aviv - ha continuato Caracciolo - è "arrivare in tempi lunghi a una vittoria decisiva, chiudendo la partita con palestinesi e Hezbollah. Si gioca veramente tutto in questa operazione".

 

 

 

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