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Maria Rosaria Boccia, da dove arriva la spia col registratore che ha inguaiato Sangiuliano

Francesco Specchia
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Oggi pomeriggio il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha presentato alla premier Giorgia Meloni le sue "dimissioni irrevocabili". Di seguito vi pubblichiamo l'articolo di Francesco Specchia pubblicato su Libero del 6 settembre.

Il suo nome è Bond. Genny Bond. Qui, più che di pochade avvolta in nuvole di prurigine, trattasi di autentica spy story. Più che “Genny- Delon” (copyright Dagospia) o “Genny- Neovesecondiemezzo” o “Genny-Eastwood” (copyright Carmelo Caruso), qui siamo a narrare di Gennaro Sangiuliano nei panni di 007, con tanto di Spia che mi amava al seguito come da citazione omonima del film del ’77. Soltanto che, al contrario di James Bond allora allietato sulla tolda di un sommergibile sovietico dalla russa Anya Amasova nome in codice “Tripla X”, bè qui il ruolo della spia è da puro villain. Da purissimo cattivo cinematografico.

Maria Rosaria Boccia è Mary, la “spia che non lo amava”. Ti credo che poi Genny-Bond resti un po’ spiazzato. Mary è la donna che s’infila nei pertugi istituzionali più incredibili; che registra ogni sillaba e sospiro; che riprende con occhiali-telecamera le stanze del potere. Lei è l’ex amante illivorita che s’intignata nell’incasinargli la vita. Lei l’aveva detto: attendiamo l’incalzare degli eventi e delle rivelazioni, tiriamo fuori i pop corn. Da quando s’è vista sfumare la nomina a «consulente del ministro della cultura per i grandi eventi» – e nello specifico del G7 culturale- Mary non è più neanche la Pussy Galore di Missione Goldfinger, la malvagia dal cuore di burro. No. Qui il cuore è diventato un ingranaggio micidiale che attiva i missili nucleari di Instagram. Mary aggiunge, ogni giorno, un tassello preciso alla sua versione dei fatti del succulento “scandalo dell’estate”.

 

 

Eccola sfoderare il sorriso, in tutto il suo technicolor. Prima, le immagini entusiaste col ministro e con lo staff che dopo la chiamerà «una che si vuole accreditare» (e in effetti s’è accreditata...) a tutte le cene e incontri istituzionali possibili. Poi, la glorificazione fotografica delle proprie imprese: a maggio Mary era con la deputata Annarita Patriarca di Forza Italia alla presentazione di una mozione per l’esenzione Iva per i trattamenti di chirurgia e medicina estetica, e a luglio in sala stampa alla Camera per parlare di dieta mediterranea e tumori. Subito dopo ecco pubblicata anche la foto con il ministro Lollobrigida in un evento agli scavi di Pompei, e un’altra alla Camera con il responsabile dell’Agricoltura per la nascita di un intergruppo, Dieta Mediterranea: Nutrizione, Prevenzione & Cultura, del quale lei si definisce «presidente del comitato organizzativo».

Poi, di colpo ecco Mary passare allo sputtanamento strategico delle chat. In un post, rende noto l’audio di una sua telefonata con il dirigente del ministero Antonio Mazza, in cui fa riferimento alla sua nomina e a una mail ricevuta da un collega di Mazza, Alessandro Ferrari; in un’altra storia social affigge gli screenshot dei biglietti aerei inviati da Narda Frisoni, capo della segreteria del ministero, per farla partecipare a un evento pubblico a Pompei insieme al ministro. Ed ecco anche la strombazzata intervista al direttore de La Stampa Malaguti (esclusiva, addirittura).

Insomma, siamo a un controllo totale del racconto, centellinato a seconda delle necessità e gli appetiti della Rete, dei lettori, degli spettatori. I semiologi parlerebbero di graduale, impietosa character assassination del mentore –secondo lei – traditore; e la temibile Mary arriva finanche ad evocare un potere oscuro e «tirannico» che agirebbe dietro le quinte attraverso un’«altra persona» dalla cui cattiveria è lecito difendersi in ogni modo. E questo finisce con lo sfociare nello stillicidio quotidiano delle accuse velate, dei detti e contraddetti, del gossip che diventa, gobettianamente, l’autobiografia stessa di una nazione.

Tra i soffioni Inventig Anna -la grande truffatrice che oggi fa anche lei l’influencer e va a ballare dalla Carlucci - e le soffiate di Edward Snowed, Mary Boccia diventa così il controcanto delle narrazione meloniana. Diventa l’eroina che tutte le sinistre vorrebbero avere a portata di mano. Il tempo ne accresce il ruolo. I followers su Instagram lievitano, anche se secondo Sensemakers «il caso Boccia-Sangiuliano va benissimo in tv» . Epperò, nei giornali fioccano le sue biografie: 41 anni, imprenditrice, due lauree di cui una telematica, la sua azienda fantasma chiamata “Fashion Week Milano Moda”, ma che non ha a che fare con la Fashion Week di Milano.

E i genitori che gestiscono una boutique di moda uomo, e il fratello un atelier di abiti da sposa. E il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio, che riferisce «tre anni Maria Rosaria fa è venuta in città con un'associazione di imprenditori di prodotti caseari, durante la festa della città ha distribuito le mozzarelle ai partecipanti». E, di nuovo, ecco affiorare le foto sulle barche nell’azzurro mare d’agosto, coi ministri, con Biagio Antonacci; e gli eterni eventi alla Camera dei deputati; l’immagine di Luca Telese a In Onda, dove la nostra interviene, in diretta, dall’ombra. Intervengono, inevitabilmente, anche le femministe: è Genny-Bond, il maschio di potere che sottomette l’eroina.

Certo – ammettiamolo - il ministro non ci fa una bella figura. Lui ne è assai consapevole: ed è alla ricerca di un suo lavacro penitenziale. Poi, però, qualcosa pare cambiare. Il filo del fumo sembra modificare il suo giro, e gli attacchi da guerrilla mediatica di Mary vengono, via via, rintuzzati dai contrattacchi delle cronaca. Genny-Bond spiffera tutta la liaison da Gian Marco Chiocci al Tg1, e disinnesca possibili, logoranti insinuazioni sulla sua vita sessuale. Paolo Mieli maschilisticamente battuteggia sul luogo natio di Mary citando Checco Zalone quando diceva «Pompei credevo fosse un passato remoto».

Emergono dalle nebbie della cronaca voci su presunti ex mariti imprenditori tessili stalkerizzati; e pancioni finti fatti di cuscini, messi in scena chissà a quale scopo. Voci, tranche de vie irrituali, gossip d’un passato burrascoso. Mary, la spia che non lo amava, cambia la strategia, cerca oramai solo la notorietà da influencer e un modo per imporre al grande pubblico l’immagine da vittima guerrigliera. Funzionerà? Gli italiani hanno la memoria di un criceto: l’attenzione si placherà (è successo col Berlusca, con Craxi, con Marrazzo). E saranno tutti in attesa della prossima spy story...

 

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