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L'orrida messinscena di Hitler per scatenare la guerra

Marco Patricelli
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Adolf Hitler era stato perentorio: «Non ripeteremo l’errore del 1914. L’importante è riuscire ad accollare la colpa alla parte avversa». La guerra alla Polonia, nell’agosto 1939, non era infatti un’opzione sul tavolo della Cancelleria di Berlino, ma una scelta. Qualche settimana prima dell’esplosione della crisi e dello scoppio della seconda guerra mondiale, quando ancora le cancellerie e le diplomazie europee erano in fibrillazione per evitare il conflitto legato al contenzioso tedesco-polacco su Danzica, era stato studiato nei minimi dettagli il piano che doveva costituire il casus belli. La paternità dell’Operazione Tannenberg - in ricordo della strepitosa vittoria del Maresciallo Paul von Hindenburg sui russi nel 1914 è del capo del Sicherheitstdienst (SD, la sezione dello spionaggio delle SS), Reinhard Heydrich. Il braccio destro del Reichsführer Heinrich Himmler aveva ideato un attacco alla stazione radio di Gleiwitz (oggi Gliwice in Polonia) da parte di alcune di SS in uniforme polacca, armi in dotazione all’esercito di Varsavia e soprattutto in grado di parlare polacco in quanto originarie di territori appartenuti alla Germania e perduti nel 1918 col Trattato di Versailles. La stazione era a pochi chilometri dal confine, che sarebbe stato violato dal “nemico” per diramare ai microfoni un violento comunicato antitedesco. Per anni si sosterrà che quell’unità fosse agli ordini dello Sturmbannführer Alfred Naujocks, ma non era così.

Quando il SD aveva sondato il terreno sulla disponibilità della Wehrmacht, il responsabile di settore, il tenente colonnello Steinmetz, si era rifiutato, e un ordine esplicito di Hitler l’aveva costretto al silenzio su quel segretissimo piano che, prima ancora di essere militare, era politico, e sin dall’origine la sua matrice era quella del Partito nazista. Naujocks non era tipo da porsi alcuno scrupolo: faceva parte del SD, era a sua volta braccio destro di Heydrich ed era stato assegnato all’Amt VI che si occupava di spionaggio. Era stato lui nel 1934 a preconfezionare le “prove” passate all’Urss che avevano scatenato le “purghe” di Stalin che avevano decapitato l’Armata Rossa, a partire dal geniale Mikhail Tuchaevskij,il più valente generale dell’esercito sovietico. Anche se nel dopoguerra si vanterà di essere artefice dell’Operazione Tannenberg, in realtà essa sarà comandata sul campo dal capo della Gestapo di Oppeln, Emanuel Schäfer, all’epoca trentanove anni, originario di Rybnik, in Slesia.

LA FRASE IN CODICE
L’incarico del finto incidente di Gleiwitz glielo danno personalmente Himmler e Heydrich, insieme, dopo averlo convocato da Oppeln a Berlino e sottolineato che l’ordine proveniva da Hitler in persona. Alcune decine di SA in uniforme polacca dovevano attaccare il radiotrasmettitore di Gleiwitz per poter sostenere davanti all’opinione pubblica mondiale che era stata la Polonia ad aggredire il Terzo Reich. Himmler e Heydrich gli spiegano ogni dettaglio, persino su come posizionare alcuni cadaveri che dovevano essere spacciati per soldati tedeschi caduti nel difendere la Patria, quando invece erano i corpi di prigionieri politici liquidati con un’iniezione letale nell’imminenza dell’azione. Le divise polacche erano state fornite dall’Abwehr dell’ammiraglio Wilhelm Canaris. Il capo dei servizi segreti, quando si era sentito richiedere quella fornitura da parte del SD, aveva chiesto spiegazioni al vertice dell’Oberkommando der Wehrmacht, Wilhelm Keitel, il quale si era limitato a rispondere che si trattava di un ordine di Hitler. Nel tardo pomeriggio del 31 agosto 1939 Heydrich effettuava una telefonata il cui contenuto era una frase apparentemente innocua: «La nonna è morta». Era il via libera all’Operazione Tannenberg. Attorno alle 20 la trasmissione musicale viene interrotta dalla notizia di un attacco a Gleiwitz.

Avviene l’irruzione nei locali, gli aggressori si impadroniscono di un microfono destinato ai bollettini meteo urgenti e lanciano in polacco slogan e invettive contro la Germania, incitando per 3-4 minuti gli slesiani alla rivolta contro il Reich. Ma quelle virulente frasi non possono essere ascoltate da nessuno, in quanto la stazione di Gleiwitz ripete solo il segnale di Radio Bratislava. A questo gli specialisti del SD non hanno affatto pensato. Al dopo, invece, ci hanno pensato eccome. C’è una sparatoria e sul terreno restano una decina di morti. Che non sono affatto morti nello scontro a fuoco di scena, a uso e consumo dei corrispondenti dei giornali stranieri e del corpo diplomatico, ai quali vengono mostrati i “soldati” caduti nel breve combattimento. Radio Colonia diffonde subito che la polizia tedesca ha respinto l’attacco polacco e la BBC rilanciala notizia. Ma l’indomani sui giornali tedeschi non ci sarà nessun articolo e nessuna foto dell’incidente di Gleiwitz. Alle 4.45 del I settembre a Danzica i cannoni della corazzata tedesca Schleswig-Holstein, in finta visita di cortesia, ha aperto il fuoco contro le fortificazioni di Westerplatte scatenando il Fall Weiss. Da quella mattina l’Europa è in guerra.

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