Gianni Riotta, la giravolta sul "no" alle intervista
Contrordine, compagni (il motto per una volta non è stantio, visto che Gianni Riotta iniziò il mestieraccio sulle colonne de Il Manifesto). I giornali tradizionali non sono più l’ultimo rifugio dell’autorevolezza al tempo della teppaglia postante, bensì “an obsolete medium” (il Gianni twitta in inglese perché ci tiene a far sapere che ha sempre il suo posto in terza fila, agli aperitivi radical ma non troppo di Manhattan).
È la novità di Ferragosto: fino al giorno prima, i giornali e i giornalisti di professione erano il tempio laico del progressismo, gli Intoccabili di fronte (o meglio, sopra) la monnezza social. E giù uno scandalismo che più precotto non si può sulla premier Meloni che «non parla con i giornalisti», «evita le domande scomode», non fa le conferenze stampa, fa le conferenze stampa ma non dove e come vogliono (cert)i giornali, e via simulando il regime che non c’è. Perché la libera stampa, signora mia, e la serietà deontologica e il caro vecchio giornalismo novecentesco che indaga, verifica, scrive con cognizione di causa...
Fiumi di retorica corporativa, che adesso il retore Gianni capovolge nel suo contrario: «I giornalisti aderiscono a un codice stantio di “obiettività” mettendo argomenti fianco a fianco, non importa se scorretti o giusti». Per cui, ed ecco il movente della virata narrativa, «Capisco perfettamente il motivo per cui Kamala Harris non sta perdendo tempo con interviste mainstream».
Se è Lei, l’eroina del Wokismo globale, a non parlare con i giornali, ecco che l’atto eversivo si tramuta subito in genialata, in sagacia strategica, in consapevolezza del cambio di paradigma della comunicazione contemporanea. Basta con questi pennivendoli “mainstream”, alcuni dei quali si spingono perfino a fare domande aperte (ad esempio, che ne è della gestione del confine Sud con il Messico, delega esplicita della vicepresidente). Urge «progettare un nuovo strumento di interazione per i leader politici, meno rigido, vano, inutile, più coinvolgente e social». Che è esattamente quello che ha fatto qualche giorno fa Elon Musk, ospitando su X una conversazione libera tra lui e Donald Trump. Sapete come l’ha commentata Riotta? «Uno spettacolo mediocre». Una cosa degli esordi comunisti l’ha sicuramente conservata, il Gianni nel frattempo diventato John: la dottrina della doppia verità.