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Jannik Sinner? "Talento costruito": Massimo Gramellini vuole dargli lezioni di tennis e di vita

Andrea Tempestini
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Se fosse più personaggio, se ci fosse altro su cui ricamare oltre al pel di carota, se fosse più eccentrico oppure carogna oppure criptico, ecco se fosse qualcosa tra queste cose, Jannik Sinner godrebbe di miglior servigi. Non dovrebbe subire, per esempio, quel che Massimo Gramellini – portabandiera di chi non si accontenta del diamante grezzo – scrive su di lui. Già, perché il fanciullo di San Candido è così neutro – volete dire insipido? Fatti vostri – da lasciare troppi margini all’immaginazione. O meglio, a chi maramaldeggia nell’immaginazione. Nel caso in specie a Gramellini, le cui riflessioni di ieri - ironie stonate e predicozzo preconcetto – non appaiono in buona fede.

L’arcinota premessa è che Jannik, causa tonsillite, non calcherà la terra rossa delle Olimpiadi. Lo ha comunicato con puntiglio altoatesino su Instagram: «Sono amareggiato di informarvi che purtroppo non potrò partecipare ai Giochi Olimpici di Parigi». Il medico, aggiungeva, «mi ha fortemente sconsigliato di giocare». Seguiva ulteriore costernazione: «Perdermi i Giochi è una grandissima delusione visto che era uno dei miei obiettivi principali per questa stagione. Non vedevo l’ora di avere l’onore di rappresentare il mio Paese in questo evento importantissimo».

Il punto è che Gramellini in fondo non ci crede. «Sinner, nonostante», titolava il «Caffè» corretto al curaro in prima sul Corsera. Ci rassicurava sul fatto che «tra le cause della tonsillite non risultano esservi né le fidanzate russe né la residenza a Montecarlo. Anche Djokovic abita lì, ma le rare volte che gli è venuta una tonsillite è stata la tonsillite a darsela a gambe in preda al terrore». Gramellini glissa su “NoVax” Djokovic (sua vecchia crociata) per elevare il serbo a punto di riferimento funzionale alla seguente domanda: «Ma davvero Sinner non poteva giocare il primo turno all’Olimpiade imbottito di antibiotici, presumibilmente contro un avversario abbordabile, per poi recuperare la salute nel corso del torneo?». Sapeva tutto. Sapeva come Jannik poteva - anzi doveva – fare: imbottirsi di antibiotici. Perché tanto avrebbe giocato e vinto contro uno scarso. Poi sarebbe guarito. E se non fosse guarito? Se pel di carota a suon di pilloloni avesse sprecato non solo i giochi, ma parte di quel sarà? Ipotesi non contemplata nel peculiare bugiardino di medicina sportiva.

Peggio ancora quel che segue. Escluso – bontà sua! - il forfait per «scarso attaccamento al tricolore», Gramellini si chiede: «Allora perché è rimasto a letto?». Risposta: «La mia (teoria da bar sport, ndr) è che Sinner, come tutti i talenti più costruiti che naturali, pensi di funzionare solo quando la macchina del corpo risponde alla perfezione. La minima crepa basta a fargli perdere certezze e a indurlo alla resa». Jannik pulcino bagnato, pavido e arrendevole. Massì, scordiamolo ciondolante e sofferente, vicino al collasso, mentre respingeva le pallate di Medvedev a Wimbledon (sono passati meno di venti giorni). Ma soprattutto che significa talento «più costruito che naturale»? Se dovessimo ragionare nel merito, basti ricordare che cinque anni fa (era un adolescente) Sinner veniva indicato come potenziale nuovo paradigma tennistico: era già «costruito»? Se invece dovessimo ragionare in assoluto, ecco, anche Maradona e Michael Jordan (i due talenti naturali più naturali di tutti) hanno «costruito» le macchine perfette che diventarono. Il punto è che l’accanimento di Gramellini non è terapeutico, ma pregiudiziale. Lo intuimmo a gennaio, quando volle farci sapere che non era il suo «tipo di italiano preferito» a causa della residenza a Montecarlo.

Poi lo scorso mercoledì – «Ma che bagordi vorrete mai che facciano Sinner e la sua non meno rigida compagna?» -, un dileggio mascherato da difesa da chi, sproloquiando, imputava alle passioni con la russa Anna il ritiro olimpico. Infine ieri, ultimo capitolo del “triplete” chiuso con una frase dalla retorica che richiama le Pubblicità Progresso. «Nel Grande Slam della vita, si diventa grandi nonostante». Nonostante malanni, tonsillite e razionalità, intendeva Gramellini. O nonostante Gramellini, suggeriamo noi.

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