In Onda, Rampini stronca Joe Biden: "Perché non è un eroe della patria"
Da quando Kamala Harris ha preso le redini della campagna elettorale per i democratici, i toni di sfida tra lei e Donald Trump non sono certo stati morbidi. Sarà questa la scelta giusta, combattere colpo su colpo, per far sì che al voto di Novembre l’esito sia più incerto di quello che sembra tutt’ora? Se ne discute nello studio di In Onda, il talk di approfondimento politico estivo di La7, condotto da Marianna Aprile e Luca Telese. Quest’ultimo chiede un’analisi a Federico Rampini, editorialista del Corriere della Sera e corrispondende da New York: “Tu mi delegittimi e mi chiami matta e io ti rispondo pan per focaccia sui temi su cui sei vulnerabile, la condanna ovviamente e l'accusa di molestie sessuali. È la scelta giusta?”.
Questa la risposta di Rampini, con tanto di stilettata a Joe Biden: “Biden è un brav'uomo, una persona perbene e sostanzialmente un presidente di media statura, ma non trasformiamolo in un eroe della patria, perché ci ricordiamo tutti benissimo che fino a domenica pomeriggio era attaccato unghie e denti alla sua poltrona, c'è voluto un assedio formidabile dei suoi compagni di partito per schiodarlo da lì, questo suo gesto in favore della democrazia è un gesto che ha fatto molto a malincuore, dopo aver resistito oltre ogni limite. Lo sanno tutti cosa c'è voluto per trascinarlo via da li”.
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Quindi, il pensiero di Rampini sulla Harris: “Adesso la campagna è ripartita certamente con molte più chances, è una nuova fase della campagna con Kamala Harris, perché i toni duri? In parte sono previsti nel copione della campagna elettorale, anche quando Biden fa cenno al salvare la democrazia, è in virtù di ciò che accadde soprattutto dal 6 gennaio 2021, quando vedemmo da testimoni diretti io e Antonio Di Bella l'assalto al Campidoglio. Quest'uomo è un pericolo pe la democrazia, è un autocrate, c'è una seria minaccia autoritaria se vince lui le elezioni, questo fa parte del copione già scritto della campagna. Il termine che lei usa per definirlo un criminale è "fallon", un termine tecnicamente esatto, lui è stato condannato per un reato penale da un tribunale del suo paese, Manhattan, lei da procuratrice conosce l'uso del linguaggio, ha il diritto di appioppargli quest'etichetta, infamante, ma corretta e reale. Sarà una campagna elettorale senza esclusione di colpi, non c'è dubbio. Siamo alla viglia di una campagna elettorale tremenda, però in qualche modo potevamo prevederla”, conclude Rampini.
In Onda, qui il video dell'intervento di Federico Rampini
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