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Caro Gianrico Carofiglio, c'è qualcuno più lobbista di te

Francesco Specchia
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Il terrore di ogni intellettuale scrittore di chiara fama (o aspirante tale) è quello di giungere, arbasinianamente, dallo status di “giovane promessa” a quello di “solito stronzo” senza passare da quello di “venerato maestro”. Gianrico Carofiglio non ne è esente.

Persona dabbene, ex magistrato, ex senatore Pd, scrittore di talento, finanche conduttore di buoni programmi tv, Carofiglio, in un’intervista a Aldo Cazzullo e Elvira Serra sul Corriere della sera Carofiglio dichiara, di fatto, il desiderio di entrare nella storia attraverso quella vittoria al Premio Strega che non è mai arrivata. Premettiamo: egli confessa subito di essere afflitto da insanabile invidia, e quindi si mette preventivamente al riparo dal rinculo del pernacchio. Epperò, nel pescato di un’intervista raffinatissima (si va dalla citazioni del solito Dostoevskij a quelle dell’insolito Kent Haruf) Carofiglio denuncia di non essere mai arrivato all’agognato traguardo, lo Strega, «in mancanza di un’efficace attività di lobbismo».

Ora, si sa che al Foglio, appena si parla di “lobbismo” tendono a metter mano al revolver. Sicché ecco subito, ben confezionata, un’invettiva anti-Carofiglio basata su assunto inoppugnabile: suvvia, non è che Carofiglio, in quanto a lobbyng, sia la Vergine delle rocce. Affermazione non priva di una certa congruità. «Come possa uno scrittore pubblicato da Sellerio, Mondadori, Rizzoli, Laterza, nottetempo considerarsi privo di appigli per “un’efficace attività di lobbismo” resta un mistero», scrive Il Foglio.

E, diabolicamente, il quotidiano ricorda l’invenzione tutta italiana del “vincitore morale” che nel resto del mondo è uno che ha perso, e basta. Dopodiché, il Foglio insinua pure il dubbio della «conventicola» dei parenti e degli affini dello scrittore citando la famiglia Carofiglio in blocco –figli, madre, nipote- dedita ad inesausta attività editoriale, neanche fossero i Gutenberg. E così via, inarcando la dichiarata invidia di Carofiglio in una sorta di parossismo narcisistico fino al limite della rottura. Che non avviene. Anche perché nell’intervista si cita un’antica propensione (ripudiata) del giurista Carofiglio alla querela.

Detto ciò, caro Carofiglio, benvenuto tra noi. Comprendiamo davvero la sua malinconia. C’è sempre qualcuno più lobbysta degli altri. Ma si consoli: pensi che c’è gente – come il sottoscritto - che da anni cerca di entrare in una lobby, che fosse una. E ci lasciano sempre sull’uscio. Chissà cosa direbbe Arbasino ...

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