Donald Trump, Salvo Toscano: "Solo Stephen King può raccontare l'attimo che cambia la storia"
Un giovane appollaiato sul tetto imbraccia un fucile. Il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump è a soli centotrenta metri da lui. In mezzo, c’è la gente che vuole sentire il discorso. D’improvviso partono i colpi. Uno, due, tre, quattro, cinque. Pare siano stati otto in tutto. Un proiettile colpisce uno spettatore, un altro corre affilato verso la testa del politico, sta per colpirlo. Lui sposta il capo, un piccolissimo movimento. Cade, si rialza col o chiuso e il sangue che gli riempie la guancia. Ha appena vinto contro il più spietato degli avversari: la morte lo ha solo sfiorato. Un secondo. Il secondo cambia la storia di un uomo e quella di un Paese
La ricostruzione dell'attentato a Trump, il susseguirsi attimo dopo attimo di tutti i fatti cuciti insieme riproducono la trama di un thriller all'americana o di una spy story che ricorda Il giorno dello sciacallo di Frederick Forsyth, ma per il giallista palermitano Salvo Toscano - che ha appena pubblicato L'ultimo presagio (Newton Compton) un nuovo giallo che ha come protagonisti gli amatissimi fratelli Corsaro - «se questo tragico fatto di cronaca dovesse essere trasformato in narrazione, solo la straordinaria penna del re, di Stephen King, riuscirebbe a mettere su pagina la potenza di quei momenti».
«Qui c’è molto di più del tentativo di uccidere un candidato alla Casa Bianca, in questa vicenda drammatica c’è tutta la forza del destino. E' racchiuso il mistero del caso, l’imprevedibilità della vita, l’intreccio di coincidenze degne di una novella pirandelliana».
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Conoscendo le preferenze politiche di King forse il finale sarebbe diverso. Lui è convintamente anti-repubblicano.
«Probabilmente sì... Ma restiamo sul piano puramente narrativo». Pure il profilo dell’attentatore è interessante per un giallista. «Un ex studente modello bullizzato. Un emarginato dalla società solo apparentemente insospettabile. Ricorda Mark David Chapman che l’otto dicembre del 1980 sparò quattro proiettili alle spalle di John Lennon». L’uomo che voleva uccidere Trump, invisibile per la sicurezza, rimbalzava nelle telecamere dei cellulari di quelli che erano lì ad ascoltare il candidato. «Un particolare che rende tutto ancora più inquietante...».
Come descriverebbe in un libro la prima riunione di Trump, nel frattempo diventato presidente, con i vertici dei servizi segreti americani?
«Trump è un uomo molto espressivo, scenografico. Descriverei il suo ingresso puntando sulla descrizione dello sguardo, uno sguardo ostile, torvo, feroce. C’è un elemento che mi ha colpito molto, ed è la grinta di Trump che cade e poi si rialza mentre alle sue spalle sventola la bandiera a stelle e strisce: un’immagine di forza».
Che potrebbe ispirare altre storie...
«Penso al film Nel centro del mirino diretto da Wolfgang Petersen con Clint Eastwood e John Malkovich. È la storia di Frank Horrigan, un agente dei servizi segreti che nel 1963 era addetto alla scorta personale di John Kennedy, ma non riuscì a proteggere il presidente e da allora è tormentato dai sensi di colpa. $ in cerca dell’occasione giusta per riscattarsi e questa si presenta quando viene individuata una nuova minaccia nei confronti del presidente in carica... Ecco, si potrebbero raccontare i sensi di colpa di un agente».
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Nel suo ultimo libro un’anziana si presenta allo studio dell’avvocato Roberto Corsaro e chiede: «Se mio figlio mi uccidesse, potrebbe ereditare i miei soldi?». Poco dopo viene trovata morta. Il suo unico figlio è deceduto vent’anni prima...
«Quando una coincidenza è solo una coincidenza? Il caso Trump lo dimostra. Perché proprio in quel momento ha spostato la testa? La verità è che la vita è più sorprendente anche della fantasia più fervida».
La sua fantasia come cambierebbe la cronaca di questo tentato attentato?
«Chissà, se il ventenne prima di salire sul tetto avesse incontrato un amore... Forse lo avrebbe dissuaso e la storia avrebbe preso un’altra direzione».
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