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Aeroporto Berlusconi, Travaglio: "Dedicato al finanziatore degli stragisti"

Attilio Barbieri
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Non si arresta il fiume di veleni alimentato dalla sinistra e dai suoi giornali di riferimento sulla decisione di intitolare l’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi. Dopo i mal di pancia del Pd che ha avviato una raccolta di suggerimenti per individuare nomi alternativi a quello dell’ex premier defunto arrivano le bordate dei grossi calibri. Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano pubblica un commento a dir poco corrosivo.

A cominciare dal titolo, preso a prestito da Dagospia: «Aeroporco». Il direttore del foglio che ha fatto dell’anti-berlusconismo una religione, come sempre quando si tratta di occuparsi del defunto, usa la clava piuttosto che il fioretto. «La nuova toponomastica aeroportuale», scrive dopo aver tributato la consueta dose di fango al ministro dei Trasporti Salvini, “reo” di aver annunciato l’intitolazione dello scalo milanese, «consentirà agli stranieri di fare scalo al “Berlusconi” e proseguire, volendo, verso Palermo, atterrando al “Falcone e Borsellino”: prima il finanziatore degli stragisti, poi le loro vittime». «Senza dimenticare», aggiunge un Travaglio letteralmente scatenato, «lo scalo più importante di Parigi che i francesi, insensibili agli avanzi di galera, intestarono inspiegabilmente a Charles de Gaulle anziché ad Arsène Lupin».
 

ATTACCO VIOLENTO
Un attacco così violento che non poteva passare inosservato. «Intitolare l'aeroporto di Malpensa a Berlusconi ha tirato fuori tutto l’astio di una classe politica che è stata messa all’angolo, e non riesce a farsene una ragione», dice la parlamentare di Forza Italia Rita Dalla Chiesa. «Da un anno e mezzo sparano a vista su chiunque si azzardi a pensare anche a una sola virgola diversa dalla loro», aggiunge la figlia del generale ucciso a Palermo dalla mafia, «non aiutano a governare, non hanno tirato fuori una sola idea che possa essere realizzata con il confronto di tutti, fanno un’opposizione sterile e inutilmente acida. Si passano notti intere a discutere del niente, con microfoni strattonati e accuse, sempre le stesse, e mai nessuna alternativa valida. E i cittadini aspettano. I cittadini chiedono. Vogliono soprattutto sanità, lavoro, scuole, stipendi decenti, meno tasse da strozzini. Vogliono credere in un Parlamento che si occupi di loro, e non solo dei grandi temi di cui importa poco a nessuno».

 

 


«Poi, una mattina, si apre il Fatto Quotidiano», aggiunge la Dalla Chiesa, «e si è anche costretti a leggere un Travaglio» secondo il quale l’intitolazione dell’aeroporto milanese «consentirà agli stranieri di fare scalo al Berlusconi e proseguire, volendo, verso Palermo atterrando al Falcone e Borsellino. Prima il finanziatore degli stragisti, poi le loro vittime». Ma «credo che non si possa rimanere in silenzio davanti a un Travaglio che continua a dare del finanziatore di stragisti al nostro presidente», conclude: «Fra le pseudo rivelazioni di un falso pentito su Chico Forti e l’ignominia di tutto il fango che continua a essere riversato su Silvio Berlusconi, forse sarebbe il caso di fare una denuncia, questa volta pesantissima, nei confronti di questo personaggio che non sarebbe mai esistito se non fosse esistito anche il nostro presidente. Non sa più di che parlare, pur di rimanere sotto i riflettori, e lo attacca anche adesso che non c’è più».


CE N’È PER TUTTI
In realtà Travaglio non si limita a colpire B. in un giudizio postumo infinito. «Ora restano da battezzare altri aeroporti», conclude, e «Linate, in omaggio alla par condicio, sarebbe perfetto per Marcello Dell’Utri, l’ex senatore braccio destro di B. pregiudicato per concorso esterno in mafia»... E ancora: «Lo scalo di Ciampino potrebbe andare a Francesco Lollobrigida per motivi più ferroviari che aeroportuali. Pratica di Mare invece spetta di diritto a Chico Forti e a Giorgia Meloni, ex aequo». Così, alla fine, i meme su Silvio ambientati nello scalo milanese, pubblicati sabato da Dagospia, paiono perfino lievi, nonostante proprio il titolo del post - «Aeroporco Berlusconi, e la polemica decolla!»- abbia ispirato il direttore del Fatto. «I twittaroli si divertono», aggiungeva Dago, «all’ingresso verrà posta la grande insegna luminosa: Bunga bunga international airport», chiedendosi se «la nipote di Mubarak si occuperà della dogana» e se «alle olgettine» andrà «il controllo delle piste». Le goliardate che hanno reso famoso il portale ideato da Roberto D’Agostino.

 

 

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