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Emanuele Filiberto, lo sfogo: "Abbiate pietà, lasciate stare mio padre"

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"Ho diritto a seppellire mio padre nel modo che ritengo più idoneo? Mi dovete spiegare perché quando si parla della nostra famiglia debba sempre essere tutta una polemica, tutto un mistero". È un Emanuele Filiberto di Savoia arrabbiato, furioso, quello che si concede a una lunga intervista alla Stampa. In effetti, l'argomento oggetto di discussione è forse il più difficile da affrontare per un figlio: la morte del padre. Un padre discusso, contestato, esiliato. "Basta, abbiate pietà, lasciate in pace mio padre", afferma perdendo la calma che lo ha sempre contraddistinto.

Emanuele Filiberto si trova costretto a spiegare lo strano giallo che ha riguardato il luogo di sepoltura di suo padre, dopo cinque mesi che non si trovava l'accordo per la posizione della tomba nella cripta reale a Superga. "Era una mia idea mettere la tomba sotto l'altare - spiega il Principe -. Ma la sovrintendenza ha detto che non si poteva perché quello è un luogo di preghiera. Ci hanno detto che se lo volevamo nella sala reale l'unica possibilità era costruire un sarcofago e appoggiarlo alla parete. E - ci tiene a precisare - non è un corridoio".

 

 

Emanuele Filiberto non rinnega suo padre, nonostante gli errori commessi in passato. "Mi manca il sguardo, il sorriso, il suo senso dell'umorismo, i momenti che passavamo insieme a parlare di storia - confessa il Principe -. Per me è sempre stato molto presente. E mi manca tanto". Poi coglie l’occasione per levarsi qualche sassolino dalla scarpa: "Io sono aperto al confronto - spiega Emanuele Filiberto -, ma occorre essere giusti e sentire sempre tutte le campane. E comunque è mio padre, e il suo vero lascito è l'amore con cui mi ha fatto crescere. Facciamo polemica anche su questo?".

Infine, uno sfogo per quanto accaduto a Nervesa della Battaglia, dove Emanuele Filiberto è stato recentemente contestato, qualche giorno fa, per la sua partecipazione all'inaugurazione di un monumento al milite ignoto. "Ho visto delle persone che si vogliono fare pubblicità. Che senso ha discriminare una persona che è nata nel '72, che ha un cognome sì importante, ma che vuole rendere omaggio? Le colpe dei padri mi sa che non cadono solo sui figli ma anche sui nipoti. E solo se ti chiami Savoia. Se hanno studiato la storia di Vittorio Emanuele III sanno quanto lui ha fatto durante la Prima guerra mondiale. Lo chiamavano il re soldato, un appellativo guadagnato sul campo per aver passato tre anni sul fronte. Sono stupidaggini, però fanno comodo alla stampa che le riprende e ne nasce un gran polverone... La cerimonia è stata bellissima e con gli ordini dinastici di casa Savoia compreremo dei defibrillatori che metteremo in vari comuni oltre a Nervesa", conclude Emanuele Filiberto.

 

 

 

 

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