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Ilaria Salis, la vicina di casa: "Ha occupato l'alloggio Aler per anni"

Andrea Muzzolon
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 «La Salis era una bravissima ragazza, ha regalato anche il panettone e l’uovo di Pasqua a mia figlia». Inizia così la testimonianza della vicina di casa dell’onorevole Ilaria Salis, appena eletta al Parlamento Europeo con oltre 170 mila preferenze. Ma attenzione: non siamo a Monza, nell’appartamento di papà Roberto in cui al momento risiede l’ex detenuta in Ungheria. Siamo in via Borsi 14, nel caseggiato Aler dove si trova l’alloggio che l’azienda regionale sostiene sia stato occupato dall’europarlamentare di Alleanza Verdi Sinistra dal 2008. Per l’immobile le è stato recapitato un conto salatissimo da 90 mila euro.

 

LA TESTIMONIANZA

«Qui accanto è rimasta circa tre anni» spiega la vicina, una donna sulla cinquantina. Dalle sue parole sembra quasi emergere un ritratto che raffigura la Salis come la tipica ragazza della porta accanto: «Una brava persona che mi ha sempre salutato, non posso dire niente» continua a ripetere.

«Al di là del fatto che non vada bene occupare – a me l’alloggio lo hanno assegnato, ho aspettato 20 anni – però se uno ha bisogno... Comunque è una brava ragazza; se loro fanno così è perché hanno bisogno». Certo, con chi abitava nel palazzo non ha mai nascosto la sua militanza: «Era un’attivista politica, credo che andasse nei centri sociali» racconta un po’ sottovoce mentre percorriamo le scale dello stabile.

In casa (occupata) Salis non c’era l’abitudine organizzare rimpatriate di famiglia, anzi. Il dubbio della vicina è che lei non avesse ottimi rapporti con la famiglia. Negli anni in cui ha vissuto in quell’abitazione, né la madre né il padre Roberto sono mai andati a trovarla: «Sarà stata qui tre anni? I genitori mai visti né sentiti. Anche perché le case sono attaccate e si sente tutto» dice convintissima. Insomma, chissà che a riavvicinare papà e figlia sia stata proprio la detenzione in Ungheria.

Mentre camminiamo lungo il giardino interno, indicando i balconi, mi spiega: «Lei non aveva l’affaccio di fuori; solo dall’altra parte, perché aveva due stanze. Sono quegli appartamenti piccoli che stanno tra due». E infatti la porta dell’alloggio, situata nella scale E al civico 14, è posta in mezzo agli altri appartamenti del piano.

Insomma tutto coincide. Fino ad oggi, nel contestare la richiesta di risarcimento da parte di Aler, la difesa dell’attivista rossa si è basata sul fatto che nessuno avesse verificato che risiedesse effettivamente in via Borsi. Ma stando al racconto della vicina, Ilaria Salis ha vissuto lì eccome.

Secondo la storia narrata dall’inquilina dello stabile, l’onorevole, una volta abbandonata la casa della discordia, non ne ha voluto sapere di cambiare zona. Del resto, non capita tutti i giorni di poter vivere sui Navigli milanesi. «È andata via prima della pandemia; si è trasferita a vivere al piano terra dall’altra parte».

Camminando lungo il cortile, fa segno verso la scala A: «Quella casa accanto alla mia è stata la prima e poi è andata ad abitare con altre ragazze di qua, in quell’angolino lì». L’ormai ex vicina di casa, facendo appello alla memoria, racconta: «Mi ricordo che durante la pandemia, quando non si poteva andare da nessuna parte, io e mia figlia correvamo qua nel cortile. Lei era lì alla finestra che preparava le cose per i suoi studenti tutta carina, gentile e sorridente». Poi però, terminata l’emergenza per il Covid, improvvisamente di Ilaria si sono perse le tracce.

 

L’ARRESTO IN UNGHERIA

«A gennaio o febbraio 2023 l’ho vista che andava a buttare la spazzatura. Poi più nulla». Riferendosi all’arresto, dice: «Infatti quand’è che è successo? A marzo? Poi lei è andata là e...» Anche in questo caso, unendo i puntini, tutto sembra coincidere. Il fermo in terra ungherese risale al febbraio 2023, quando la Salis venne accusata di aver picchiato a sangue due militanti neonazisti che stavano partecipando a un raduno. «Dopo quella volta a buttare la spazzatura non l’ho più vista, pensavo avesse cambiato casa». Finché tv e giornali non hanno cominciato a parlare della sua detenzione, ovviamente.

Anche se ora l’eurodeputata non abita più in via Borsi, per l’appartamento di Aler non c’è pace. L’occupazione continua: «Adesso qua abita un’altra ragazza. Non so se l’abbia conosciuta; penso se le passino tra di loro, fra chi ha bisogno» spiega ancora la vicina. E, prima di lei, altri hanno risieduto lì. Ovviamente, occupando.

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