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Roberto Salis, la conversione è completa: ora è partigiano

Alessandro Gonzato
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Benvenuto compagno R. Il signor Roberto Salis è ufficialmente un “amico dell’Anpi”. Il padre della novella onorevole di Alleanza Verdi Sinistra, l’omone sardo un tempo tutto d’un pezzo, il vecchio liberale di centrodestra che coi suoi tweet fustigava a ripetizione Boldrini e compagni- e che sbertucciava pure l’Anpi - ha appena ricevuto la tessera dalla sezione dell’associazione partigiani di Monza. Festa provinciale di Cesano Maderno, nell’aria l’odore di salamelle e patatine fritte. Aleggia anche il tweet in cui papà Salis tuonava che piuttosto di votare per Fratoianni emigrava, ma a Cesano Maderno si parla ancora lombardo.

Prima dell’incoronazione si segnala il diverbio tra una robusta ragazza che indossa una maglia con la scritta “Antifascista” e un attempato signore, oggetto del contendere è il giornalista acchiappa-fascisti di Repubblica Paolo Berizzi, ma non si capisce di più. Intanto papà Salis posa tra i 150-200 presenti sotto il tendone. Sui tavoli di legno va per la maggiore la grigliata mista, incalzata dai pesciolini fritti. L’età media sfiora il doppio di quella di Ilaria, la nuova paladina dei compagni, che ne ha 40. Papà Roberto, in giacca e camicia allentata sul davanti, può vantare una sua eleganza e si distingue dal gruppo. Il partigiano Salis si muove tra i tavoli e ringrazia. Stringe mani e saluta con la disinvoltura del politico navigato, e d’altronde per mesi è stato ospite di trasmissioni ed eventi politici.

 

Quando l’atmosfera già non particolarmente elettrizzante si sta afflosciando, ecco che a sorpresa spunta un’elegantissima Sylvie Lubamba, showgirl e conduttrice radiofonica molto vicina politicamente al generale Roberto Vannacci: parlano amabilmente, si scattano un selfie, la gente attorno non capisce e invero non ci comprende cosa si dicano. I signori si danno di gomito: «Ma quella non è quella che sta con Vannacci?». Pochi minuti e Lubamba se ne va. Il compagno R., ai piedi del palco, prende la parola: «Sono emozionatissimo, l’Anpi è necessaria, serve un presidio che difenda la democrazia. Il governo italiano», incalza, «apprezza molto il modello ungherese di Orbán. L’Anpi serve, sono molto contento che ci siate voi, bisogna mantenere le direttive che hanno creato questo Paese». Poi parla della Costituzione, che «va difesa dai fascisti».

E chi lo avrebbe mai detto che papà Salis si sarebbe sperticato in ringraziamenti per essere diventato un partigiano ad honorem? Che nostalgia quei vecchi tweet, oddio, vecchi fino a un certo punto: vigilia di Natale 2022, «Cercare di far capire qualcosa alla Boldrini è come insegnare a cantare al maiale, si perde tempo e si infastidisce la bestia»; febbraio ’23: «In Italia il ritorno del fascismo è meno probabile di una rivoluzione comunista di stile bolscevico»; «È una canzone comunista come Bandiera Rossa! Basta con le menzogne», e parlava di “Bella ciao”». E ancora, settembre 2022: «Si chiama mancanza di rispetto per chi la pensa diversamente! Fdi ha più elettori del Pd. Come mai nessuno di questi è andato a disturbare un comizio del Pd? Perché sono più democratici dei sinistri!».

 

Che tempi quando la dem Alessandra Moretti imputava a Fratelli d’Italia di voler vietare nelle Marche la pillola del giorno dopo, di aver ostacolato il suicidio assistito, di impedire il gay pride. Risposta del signor Salis (era il 25 agosto 2022): «Cosa vuole fare? Mandare delle armi ai partigiani marchigiani?». Il compagno R. esce tra gli applausi dei pochi presenti.

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