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Bracciante morto? Massimo Giannini tocca il fondo: insulta (tutti) gli italiani

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No, io non sono colpevole. Non io come trascurabilissimo estensore di questo trascurabile pezzo, ma io come soggetto collettivo eppure sempre singolare, un io che è riferito a tutti coloro che leggono e sì, perfino a tutti gli italiani. Sono arrivati a dire che la fine insensata e blasfema di Satnam Singh (il braccio stritolato da un macchinario agricolo e l’abbandono immondo da parte di un datore di schiavitù, non di lavoro) sia colpa di tutti gli italiani, stia sulla coscienza di una nazione intera, e di ciascuno di voi, di noi. Tradendo, un’ultima volta, il disgraziato bracciante indiano, perché la sua morte scomoda concretissime responsabilità individuali, che non meritano di affogare nel sociologismo spinto e nella precotta retorica antinazionale. (...)

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