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Gad Lerner deraglia ancora: "Come Trilli Campanellino, perché Meloni fa le faccette"

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Fisiognomica e prossemica: sono l'ultimo capo d'accusa sul conto di Giorgia Meloni. Parola di Gad Lerner, che sul Fatto quotidiano tira fuori come argomento polemico "le faccette della premier". E il guaio è che è serissimo.  

"E se Giorgia Meloni in verità fosse la fatina di Peter Pan, ovvero Trilli detta anche Campanellino?", è l'incipit del commento, di per sé già sconcertante. "Non prendetemi per matto", si premura di avvertire subito i suoi lettori l'autore, forse consapevole di quanto stia grattando il fondo. La tesi è questa: fin da quando rispose con una serie di espressioni tra lo stupito e il divertito a una giornalista che all’Assemblea nazionale di Fratelli d’Italia del 2022 le chiedeva conto delle camicie nere, il presidente del Consiglio avrebbe capito che questa immagine informale e un po' giullaresca funziona. 

 

 

Dunque, sostiene Lerner, da quel momento ha cominciato a cambiare la propria comunicazione: non più toni aggressivi, largo invece a una strategia per "dissolvere con un battito di palpebre le più antipatiche reminiscenze del passato, intenerire le mamme per la sua operosità, inorgoglire il maschio italiano disabituato a farsi guidare da una donna e, perché no, divertire anche i bambini".

 

 

 

Lerner la definisce "un personaggio dei fumetti", ricordando "la figurina bionda che a Biden venne spontaneo baciare sul capo come una nipote". E ovviamente Gad non poteva non collegare il ragionamento all'ultima video-inchiesta di Fanpage sui giovani di Fratelli d'Italia. Sul Fatto vengono elencate le "birichinate da monella che detesta la seriosità dei cerimoniali della classe dirigente" ma Berlusconi, ovviamente (perché il nuovo nemico scalza sempre il vecchio), era meglio: "Ciò che nel Cav appariva spontaneo qui sembra rispondere a un calcolo politico".

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