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Italo Bocchino riceve un sms in diretta da Signorelli. E Formigli...

Roberto Tortora
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Hanno fatto molto rumore le dimissioni di Paolo Signorelli, portavoce del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Decisione presa in seguito all’emersione pubblica di alcune chat con l’ex-capo ultràs della Lazio, nonché narcotrafficante, Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik” e ucciso nel 2019. Il contenuto di queste chat, ritenuto pericoloso ai fini dei suoi incarichi di governo, è intriso di antisemitismo, apologia del terrorismo, racconto di riti pagani e altre oscurità. Signorelli ha così motivato la sua decisione: Per me, per la mia famiglia e per non danneggiare il governo”.

Di questo si discute a Piazzapulita, il talk di approfondimento politico e sociale di La7, condotto ogni giovedì sera da Corrado Formigli. In studio c’è il direttore editoriale del Secolo d’Italia, Italo Bocchino, che riceve un messaggio in diretta proprio da Signorelli ("Abbiamo una notizia", afferma Formigli stupito) per chiarire una vicenda che lo riguarda e che si stava discutendo in quel momento in studio, cioè l’accoltellamento di un tifoso dell’Olympiacos nel 2007, reato per il quale nel 2014 venne condannato in primo grado per lesioni e a cui avrebbe dovuto far seguito l’appello quest’anno, ma poi il fatto è caduto in prescrizione.

 

Bocchino specifica i fatti dal messaggio ricevuto: “Mi ha scritto Paolo signorelli, per dire intanto che i fatti sono del 2007, che lui non era stato accusato per aver accoltellato nessuno, ma l’avevano indagato per concorso perché era presente. Ha diritto alla difesa anche Signorelli. Sennò facciamo come il nonno, 10 anni da innocente in carcere, Amnesty International ha protestato contro l’Italia. Il reato è stato prescritto nel 2015, quindi solo la notifica, perché quando si prescrivono gli atti vengono abbandonati in una pila di carte, gli è stata data poco tempo fa. Stiamo parlando di una persona che ha diritto alla redenzione, se ha diritto alla detenzione la Di Cesare dopo il post vergognoso che ha scritto, se ha diritto alla redenzione Elia per andare in Parlamento. Non è rimasto al suo posto, siamo arrivati al punto, e si è dimesso perché si è reso conto che l’obiettivo da parte vostra non era lui, ma Lollobrigida, e attraverso lui la Meloni, è questo il vizio, è questo il verme”.

 

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