Antonio Scurati usa Matteotti per fare lo sport ai compagni: ma lui amava davvero i poveri
Una volta tanto ci sentiamo di dar ragione ad Antonio Scurati, autore ieri di un lungo articolo su Repubblica a supporto di una serie di podcast disponibili sul sito del Giornale: Giacomo Matteotti, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, non è stato ucciso una volta sola ma tante volte. Non solo dai sicari fascisti e non solo da Benito Mussolini, che si assunse la responsabilità morale e politica dell’assassinio, ma anche dai tanti che ne hanno deliberatamente occultato le idee e che ancora oggi strumentalizzano la sua figura per fini politici del tutto diversi da quelli che egli aveva in mente. Per compiere un’operazione di verità occorrerebbe, da una parte, guardare anche dalle parti di quella sinistra a cui Scurati continua a strizzare gli occhi e, dall’altra, bisognerebbe essere più rispettosi delle acquisizioni di una ormai ampia bibliografia scientifica. Dal primo punto di vista, quel che si continua a nascondere è che Matteotti, con Turati e Treves, era l’ultimo esponente di quel socialismo riformista o umanitario che aveva accompagnato in Europa la modernizzazione avvenuta nei decenni precedenti il 1914, la cui traiettoria venne spezzata dalla Grande Guerra e, soprattutto, dalla Rivoluzione d’Ottobre. (...)
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