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Roberto Saviano provoca: "Ora stro*** si può dire"

Roberto Saviano

Daniele Priori
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«I tedeschi arrivano laddove gli italiani censurano». Roberto Saviano rilancia la polemica sul mancato invito da parte della delegazione italiana alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte. A nulla è servito il cambiamento in corsa della lista da parte degli editori e l’invito ribadito a Saviano da parte dello stesso commissario del governo, Mauro Mazza a partecipare alla Buchmesse sotto la bandiera italiana. Non pareva vero all’autore di Gomorra (dopo il malumore malcelato per il fatto di essere stato oscurato da Scurati) poter tornare a fare il campione dei censurati. E allora: vai con l’affondo.

Così in un videoeditoriale su FanPage Saviano ieri si è ripreso tutto con gli interessi, tornando a mettere nel mirino la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Quale appiglio migliore, dunque, se non l’insulto che Meloni aveva subito dal governatore della Campania, De Luca, al quale la premier ha deciso a Caivano di voler reagire a modo suo.

 

 

«Come si è presentata la presidente del Consiglio? “Quella stro*** della Meloni”. Quindi si può dire, senza essere querelati. Anzi, di più è lei stessa a ripeterlo. Arriva dritta da De Luca a favore di telecamera (probabilmente aveva avvertito) e fa la sua dichiarazione con effetto di rivincita: non mi intimidisci, rilancio. La Meloni fa sempre così, pensa di esser in questo astuta: ribalta gli insulti e le critiche che le fanno usandole a proprio vantaggio».

La premier, insomma, è colpevole persino quando la insultano. Un modo come un altro, per Saviano, per autoassolversi dal processo in cui è imputato per aver definito «bastardi» Meloni e Matteo Salvini in relazione a tutt’altra vicenda, quella legata ai fenomeni migratori incontrollati verso l’Italia.

Saviano è privo di ironia e talmente innamorato della sua narrazione che non solo smentisce le azioni del governo su Caivano, perché l’unico esperto conoscitore delle vicende campane non può che essere lui. Ma torna anche a pestare sulle censure in Rai, la vera “TeleMeloni”, non quella che la premier, ironicamente, ha riproposto sui suoi canali social. Poco importa che la narrazione della censura a tutti i costi, in specie quella di Scurati, sia stata di fatto smentita in maniera bipartisan pure dalla presidente della Rai, Marinella Soldi. Saviano va più a fondo e ai suoi lettori/spettatori spiega con dovizia tutta la psicologia del governo di destra.
Tornando su Francoforte ha precisato: «Qualcuno dirà che molti invitati sono di sinistra. Non c’entra, bisogna colpire un simbolo (lui stesso, ovviamente ndr) chi li attacca senza mollare, in tutte le loro menzogne».

 

 

Un attacco concentrico quello di una strana accoppiata che vede a fianco allo scrittore, senza citarlo, proprio il governatore della Campania, De Luca che ieri in una delle sue fluviali dirette Facebook ne ha dette di ogni alla presidente del Consiglio. «È premier a sua insaputa. Per riparare l’episodio francamente penoso di Caivano si inventa di aver subito un attacco sessista. Si è presentata come la lady di ferro, ha preso in giro non per mesi, ma per anni, decenni, le battaglie del mondo femminile e femminista». Per il governatore campano però «se c’è una persona che non può parlare di dignità e tutela delle donne questa persona è l'onorevole Meloni”.

Dalla femminista segretaria del Pd nessuna solidarietà. Vicende personali.

Nicchia persino Rosy Bindi, già vittima di attacchi pesanti da De Luca. Segno che in campagna elettorale, a sinistra, sparisce pure ogni forma di “sorellanza” tra donne. Prima il partito, poi tutto il resto.

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