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Buchmesse, "perché abbiamo escluso Saviano": gli editori smentiscono la sinistra

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Censura e scelta politica del governo? L'esclusione di Roberto Saviano dalla Buchmesse, la prestigiosa Fiera del libro di Francoforte, è diventata ovviamente oggetto di polemica nel mondo degli intellettuali (di sinistra) contro il governo di Giorgia Meloni. Ma come nel caso di Antonio Scurati, ecco la "sentenza" che mette fine a ogni speculazione delle opposizioni e dei salottini radical-chic. La decisione di lasciare a casa (per una volta) l'autore di Gomorra non è stato Palazzo Chigi o qualche sua longa manus, ma della Associazione Itaiana Editori

Non c'entrano nulla, insomma, né la premier né il commissario italiano alla Buchmesse Mauro Mazza: "Come spiegato ieri dal presidente Cipolletta - si legge in una nota dell'Associazione -, la scelta degli autori ospiti a Francoforte è frutto di una procedura, fatta di un proficuo dialogo e confronto con i singoli editori e agenti letterari italiani, a partire proprio dalle loro proposte. Tra le proposte sulla base delle quali si è costruito il programma mancano ovviamente molti autori tra i quali, almeno fino ad oggi, Roberto Saviano. L'Aie non avrebbe mai permesso e non permetterà mai ingerenze esterne rispetto alla volontà degli editori". 

 

 

 

"Abbiamo fatto una scelta sulla base delle disponibilità degli autori - aveva spiegato il presidente di Aie Innocenzo Cippolletta -. Inviterei a soffermarsi sui tanti autori che saranno presenti e non sugli assenti, vista la varietà e pluralità delle presenze".

 

 

 

Parole chiare a cui magari risponderanno tutti coloro che, in segno di solidarietà al compagno di lotta Saviano, hanno deciso nelle scorse ore di boicottare il Salone del libro di Francoforte. Sandro Veronesi, Paolo Giordano, Emanuele Trevi, Francesco Piccolo. "Ritengo che l'Italia non possa non essere rappresentata anche dall'autore di Gomorra, un libro tradotto in tutto il mondo (e a seguire tutti i suoi altri) - ha spiegato proprio Piccolo a Repubblica -. Non mi sento legittimato a rappresentare un gruppo di lavoro se manca qualcuno che evidentemente doveva esserci".

 

 

 

Per Nicola Lagioia (ex direttore del Salone del libro di Torino, in quota centrosinistra ovviamente), "la spedizione italiana a Francoforte è deflagrata in una figuraccia internazionale prima ancora che la Buchmesse cominci. Un pasticcio che viene da lontano, e di cui sono ben consapevoli (e preoccupati) anche gli organizzatori tedeschi". Chissà, gli illuminati intellettuali italiani forse considerano la presenza di Saviano a Francoforte un diritto acquisito e sempiterno, che non ammette deroghe. Nemmeno per una edizione.
 

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