Elsa Fornero, "la scritta sul muro di una borgata a Courmayeur": soldi, schiaffo ai poveri
L’indimenticata madre degli esodati nonché fustigatrice dei giovani «choosy» ora ci spiega come spendere i nostri soldini. Elsa Fornero, su La Stampa, verga un commento con titolo dal sapore quasi sovietico, «Il dovere di insegnare come spendere i soldi», insomma l’ortodossia del denaro, anche se poi vai a leggere e capisci qualcosa in più. Prima di tutto capisci che quell’ortodossia nello spendere è in verità volubile, ballerina.
E poi capisci che in fondo - anche in termini di righe: lo svela poco prima della chiusa – è uno spottone a Il sapere che conta (Mondadori), libro dell’economista Annamaria Lusardi sull’educazione finanziaria, appunto. Ecco, ma perché parliamo di tutto ciò? Perché alcuni passaggi dello scritto, oggettivamente, ti lasciano un poco sbigottito. A partire dall’incipit: «Sul muro di una vecchia casa di montagna, in una borgata di Courmayeur, c’è una scritta che mi ha sempre incuriosita. Dice, in francese: bisogna prendere il tempo come viene, le persone come sono e i soldi per il loro valore». Lo sbigottimento è dovuto alla scoperta dell’esistenza di «borgate» a Courmayeur, ragazzi di vita coi Moon Boot, sottoproletariato cormaiorese. Quello di Elsa – la riflessione sulla scritta sul muro borgataro della danarosa Courma – pare un tentativo di mimetizzazione pauperista.
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Tentativo superfluo: nessuno si stupisce né si indigna per le frequentazioni valdostane dell’ex ministro. Ma non divaghiamo. La scritta sul muro della borgata viene citata dall’ex ministro per poi essere destrutturata. Dopo averci spiegato come tempo e persone in verità le distorciamo (senza dunque accettarle in purezza), ecco che si arriva al vil denaro, che in fin dei conti è quello che le – e ci – interessa. «Il denaro – scrive - non ha infatti un valore oggettivo ma solo un valore soggettivo che varia moltissimo con le preferenze e la situazione personale». Ovvero, un escamotage elegante per dire che il valore del denaro è molto più oggettivo per chi non ne ha: la cifra in calce alla bolletta o alla rata del mutuo – concedeteci il populismo – ha una sua intrinseca ed ineludibile oggettività.
A stretto giro la ricca pauperista aggiunge che «di fronte a una malattia incurabile il denaro è impotente e anche una grande ricchezza può valere molto poco». Eppure anche di fronte a una malattia incurabile, per quanto ingiusto e per quanta rabbia si possa provare, il denaro non cura eppure mitiga, “compra” del tempo, compra terapie inaccessibili per chi di soldi non ne ha. E, soprattutto, quando il male è curabile il denaro gioca troppo spesso un ruolo decisivo nel vincerlo. Considerazioni banali, ridondanti, ma che con nostro stupore vengono ignorate nel commento. Eppure Fornero ci ricorda anche come «per contro, anche pochi spiccioli sono un grande valore per chi deve sfamarsi». E insomma in quest’ultimo caso il valore del denaro è estremamente oggettivo per chi – come Elsa, che nel resto dell’articolo scrive cose di assoluto buon senso sull’educazione finanziaria in sé e per sé- può permettersi il lusso della soggettività.
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