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Papa Francesco, la vera "frase rubata": "Non vi fate venire strane idee"

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Agenda mediatica e politica dominata dalla (clamorosa) frase rubata a Papa Francesco, quella sulla famigerata "troppa frociaggine" nei seminari, parole pronunciate in un incontro riservato con i vescovi. Al di là della "talpa" che ha rivelato l'uscita del Pontefice alla stampa, sono i modi usati da Bergoglio, talmente colloquiali da apparire irrispettosi, a far storcere il naso a molti commentatori. 

Tra questi, ovviamente, non c'è Federico Palmaroli in arte Osho, che in prima pagina sul Tempo dedica la sua foto-vignetta proprio al Santo Padre. Circondato da sorridenti giovani uomini di chiesa, il Papa rigorosamente in romanesco li ammonisce, severo: "Nun ve fate venì strane idee, che io so' ancora daa vecchia parrocchia". A proposito di politicamente scorretto, come dire. 

 

 

 

Di tutt'altro parere Carlo Calenda: "Le conquiste dei diritti civili sono a rischio, lo vediamo anche in questi giorni. Posso solo immaginare e sperare che quanto riportato in merito alle dichiarazioni di Papa Francesco sia non veritiero, anche per il modo di usare i termini, abbiamo il dovere di usare parole di rispetto nei confronti di chi ha il proprio orientamento, tra l'altro garantito dalla Costituzione e dai Trattati europei", ha spiegato ai giornalisti il leader di Azione: "Sdoganare modi di parlare inappropriati in particolare dal capo della Chiesa cattolica mi sembra surreale, spero che tutto questo non corrisponda alla verità".

 

 

 

"Sono basito - confessa invece Francesco Lepore, ex sacerdote oggi giornalista e attivista Lgbtq+ -. Pur essendo ormai abituato al tipo di linguaggio diretto da parte di Bergoglio, parlare di 'frociaggine' nei seminari mi sembra da bar e da osteria più che da Pontefice: questa espressione mai sarebbe comparsa sulle labbra di Paolo VI, Giovanni Paolo II o Benedetto XVI, che pure hanno assunto posizioni dannatorie nei confronti dell'omosessualità. Il Papa - prosegue Lepore intervistato da Repubblica - ha ragione sul fatto che il numero di seminaristi e chierici omosessuali è molto elevato. Ma la semplicità del linguaggio non ha nulla a che vedere con la volgarità".

 

 

 

"A mio avviso - conclude - il tema non è l'orientamento sessuale ma se il soggetto sia in grado o meno di osservare l'obbligo celibatario. Con una doppia vita ipocrita si finisce per prendere in giro se stessi e la comunità ecclesiale. La questione, forse perché ridotta a battuta, è non fare gli opportuni distinguo e concepire l'omosessualità in modo patologizzante. È innegabile che, di là da quest'uscita ultima, Francesco abbia impresso un cambio di approccio segnato dall'apertura e dall'accoglienza. Ha bacchettato i vescovi che non condannano la criminalizzazione dell'omosessualità, ha fatto significative aperture sulla tutela legale delle coppie omosessuali e, al di là delle formulazioni un po' pasticciate, credo che la benedizione delle coppie omosessuali sia da apprezzare a livello pastorale e abbia ricadute positive sull'opinione pubblica".

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