Chiara Valerio, attentato alla grammatica: su Repubblica, una frase incomprensibile
Chiara Valerio continua ad essere quello che era la Russia per Churchill: un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma. Come ha fatto a diventare in poco tempo una delle voci più accreditate della letteratura ufficiale senza aver scritto nulla di rilevante? Certo, la sua militanza a sinistra conta e non poco, certo conta molto anche l’amichettismo e la solidarietà di casta dell’élite culturale dominante, certo è importante il suo stare sempre “dalla parte giusta” con i suoi prevedibilissimi interventi pubblici (mai un guizzo, mai un accenno di “pensiero laterale”!). Ma può bastare solo questo? Può bastare per farla essere la candidata favorita al Premio Strega, che un tempo era prestigioso e che annovera nel suo palmàres nomi come quelli di Flaiano, Pavese, Bassani, Buzzati, Tomasi di Lampedusa? C’è poi l’aspetto più imbarazzante della vicenda, che è il “come” la Valerio scrive.
Ieri Repubblica è uscita con un commento politico in cui la scrittrice cercava di avvalorare una tesi alquanto ardita, se non altro per l’ampio consenso che il governo attuale gode: che cioè esso racconti un Paese che non c’è, ir reale. Non un minimo dubbio sul fatto che tale Paese possa essere invece proprio quello della Valerio e dai suoi amici! Ma il fatto è che anche una narrazione fantasiosa avrebbe bisogno di una scrittura realistica, di un linguaggio chiaro, di un italiano corretto. L’articolo invece sembra scritto da un ragazzino in odore di bocciatura, incapace di articolare un concetto: periodi lunghissimi e senza un punto, una costruzione della frase contorta, passaggi assolutamente incomprensibili. Se il Paese della destra esistesse, “ne esisterebbe un racconto”, scrive la Valerio, pensando forse che racconti siano solo quelli “corretti” ammessi nel suo circolo, ove in effetti il Paese reale non esiste.
«E invece – continua – non c’è niente e invece un uomo e una donna tornavano al nido e non ci arrivano e i figli e i rondinini muoiono di fame ma forse no perché altri ci penseranno”. Che vuol dire? Cosa si cela dietro queste misteriose parole? Un messaggio in cifre o semplicemente niente, il nulla di senso in cui è precipitata la sinistra? La Valerio non sembra preoccuparsene, tanto sa che a Repubblica nessuno oserebbe mai correggere (come dovrebbe fare un buon redattore) un pezzo sgrammaticato come il suo.