Giuseppe Cruciani, la sfida a teatro: "Il primo generale Vannacci sono io"
«Follia» e «ridicolo» sono le parole più frequenti dello show teatrale di Giuseppe Cruciani, Via Crux - Tutto quello che pensate e non avete il coraggio di dire.
Oggi manca il coraggio?
«Non esattamente. È che se sei in una azienda, o anche solo un libero professionista, se fai una minima battuta su donne e gay, uno scherzo innocente, sei marchiato a vita: omofobo, sessista. Molte persone tentano di ribellarsi. Ma non è facile».
L’ultima “follia” in ordine temporale?
«Proprio pochi giorni fa è stata cancellata da Cambridge la parola “anglosassone”. Motivo: era usata dai suprematisti bianchi».
Lo spettacolo one man show del giornalista della Zanzara di Radio 24, 57 anni, è andato in scena ieri a Varese: il 21 maggio sarà a Torino, il 29 maggio al Teatro Manzoni di Milano, il 7 luglio a Desenzano e il 24 agosto alla Versiliana di Marina di Pietrasanta. A lui piace smascherare il politicamente corretto e la cultura woke, sbugiardare chi grida al razzismo a pappagallo, Greta Thumberg, le mode del momento. Per esempio l’ecologia e la parola “sostenibilità”. «Se non ti adegui al catastrofismo», dice Cruciani, «automaticamente sei cattivo, di destra, omofobo».
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“Omofobo” sta sempre bene su tutto.
«L’ambientalismo è la nuova religione, se non sei green non sei nemmeno femminista, se consumi carne inquini la Madre Terra. Io la mangio, quando capita. Non la mangio apposta per uccidere gli animali».
Chi c’è nel pubblico del suo spettacolo?
«Un pubblico giovane, che raramente va a teatro, di venticinquenni, ma anche variegato, fino ai sessanta anni. Direi simile a quello della radio della trasmissione la Zanzara».
Il suo socio radiofonico, David Parenzo, l’ha definita «un Vannacci che ce l’ha fatta». È un complimento?
«Secondo lui no. Ma Vannacci ce l’ha fatta, ha venduto migliaia di libri, condivido parecchie delle sue battaglie, come quelle per la libertà di espressione e di pensiero. Però diciamolo: casomai è Vannacci che è venuto dopo di me».
Lo voterà alle Europee?
«Non lo escludo».
Diceva che non critica il femminismo ma le follie del femminismo. Ci spieghi.
«Le follie del femminismo sono ad esempio quella di non essere attento alle condizioni delle donne islamiche, ma preferire concentrarsi sui dibattiti sui nomi, se finiscono con la “a” o con la “o”. Il femminismo è stato un grande movimento che oggi non ha più ragione di esistere e talvolta rasenta la macchietta come il discorso del femminile sovraesteso».
Però che ancora le donne guadagnino meno degli uomini è un problema.
«È uno spunto serio, però bisogna anche vedere dentro le pieghe di questa verità che a volte diventa luogo comune».
Capitolo LGBTQIA+.
«Mi batto contro chi vede l’omofobia ovunque, in un Paese che omofobo non è».
Nella locandina indossa un crocifisso. Sanguina. Durante lo spettacolo non risparmia nemmeno Dio?
«Mano... È stato Stefano Zurlo, molto cattolico, a scrivere su Il Giornale, che io ho attaccato lo Spirito Santo. Io ho criticato Papa Francesco quando si impiccia di immigrazione. È un capo di Stato straniero che non dovrebbe occuparsi di questioni italiane. “Lui, come Putin e Kim Jong-un, starà a vita in quella carica. E non ditemi che i Cardinali riuniti in Conclave sono ispitati dallo Spirito Santo...” La frase è più o meno questa. Non sono blasfemo».
Delicatissimo!
«Dico anche che la prostituzione garantisce la resistenza della famiglia tradizionale. È un ammortizzatore sociale (ride)».
Anni fa, dopo una sola puntata, Mediaset le cancello l’indimenticabile programma Radio Belva. Tornerebbe a condurre in tv?
«No, nemmeno lontanamente. La tv è una bella e brutta bestia, fa guadagnare molto, ma è un mestiere complesso di cui non ho voglia. Oggi ci sono possibilità di esprimersi liberamente, con meno rischi e variabili: parlo del web. Sono opinionista da Nicola Porro e Paolo Del Debbio, ma la conduzione è un’altra cosa».
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