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Antonio Scurati insulta Giovanni Toti: "Un satrapo satollo e ignorante"

Andrea Tempestini
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«Ora ho paura, mi hanno disegnato un bersaglio sulla faccia». «Mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica spietata, mi trattano come un estorsore». Così Antonio Scurati lo scorso 22 aprile, erano i giorni del presunto bavaglio, dello stop al monologo sul 25 Aprile in Rai, della tenaglia censoria di “TeleMeloni” denunciata da Serena Bortone. Scurati parlava di «aggressione diffamatoria», quella che avrebbe subito.

Ieri - 9 maggio, meno di venti giorni dopo - lo scrittore si è esibito sulle colonne di Repubblica. Un linciaggio verbale la cui vittima è Giovanni Toti, il governatore della Liguria travolto dall’inchiesta e da uno strano arresto. La condanna senza appello inflitta dall’intellettuale sta già nell’incipt: «La squallida vicenda di corruzione alla Regione Liguria non è cronaca locale, è la storia di questa nostra Italia meravigliosa e sciagurata». Colpevole. Non stupisce il verdetto frettoloso, così come non stupiscono i toni triviali dello scrittore. Colpisce però la quantità di ingiurie, di insulti, rivolti da Scurati a Toti.

 

La vicenda è «fosca, sozza» e «narra di infedeli servitori dello Stato, amministratori pubblici accampati sul territorio della Patria come un esercito d’occupazione dedito al saccheggio», di una Liguria «stuprata impunemente dall’avidità e dal cemento». Per Scurati «continua lo scempio, spudorato, imperterrito, perfino grottesco. Come in una catastrofe al rallentatore». Toti, a bordo della barca di Spinelli, diventa un «politico corrotto stravaccato come un satrapo satollo e ignobile sullo yacht», trafigge evocando anche il pregiudizio fisico, salvo poi cercar riparo dietro a un pavido «stando, ovviamente, all’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Genova». Ah, il garantismo. Le parole del governatore intercettato come emblema della «spietata bassezza morale» di un rappresentante del popolo che trama «per privatizzare una piccola splendida spiaggia del popolo a beneficio del profitto illecito e del privilegio dei ricchi». Se la lotta è di classe, insomma, l’innocenza non può esistere, giacché i protagonisti della vicenda per Scurati sono «sempre gli stessi, i palazzinari osceni, i tragici costruttori di ponti crollati, i saccheggiatori». Si tratta di «squallidi “uomini buttati"» che banchettano sulle spalle di un «popolo defraudato della poca bellezza ancora rimastagli».

 

Scurati infine evoca «i discendenti di quei poveri pescatori-contadini», che un giorno «non avranno nemmeno più un lembo di spiaggia sotto i piedi dai cui tuffarsi». Rubano tutto. Divorano tutto. «Ora basta. La Liguria è in vendita da troppo tempo. E la Liguria siamo noi, siamo tutti noi», conclude lo scrittore da oggi «in vendita». Se avete tempo da perdere provate a contare gli insulti. Sono parecchi. A spanne «un’aggressione diffamatoria». Il «satrapo satollo» Toti trattato ben peggio di «un estorsore». Non ce lo saremmo mai aspettati, dall’uomo di M.

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