Luciano Violante, la confessione sulla madre: "Il suo abbandono fu un trauma"
"Mi ha dato la vita, mi ha salvato e, anche se il suo abbandono è stato un trauma, dopo è tornata a cercarmi e siamo riusciti a riannodarci": Luciano Violante, ex presidente della Camera, lo ha detto a proposito della madre, di cui parla nel suo ultimo libro, "Ma io ti ho sempre salvato". La donna, come lui stesso ha raccontato, è andata via di casa quando Violante aveva 11 anni per via dei dissidi col padre, traumatizzato dalla guerra. Poi il ritorno quando lui fu eletto alla Camera: la madre tornò e gli raccontò la loro storia.
Intervistato da La Stampa, Violante ha confessato: "Ho più di ottant’anni: è arrivato il momento di dirle che le sono grato, che ho capito, e di restituirle qualcosa". La madre lo partorì il 25 settembre del 1941 a Dire Daua, Etiopia, in un campo di concentramento senz’acqua. Lì le altre donne presenti l'aiutarono a crescere il piccolo, dando vita alla cosiddetta "genitorialità sociale". A tal proposito l'ex presidente della Camera ha spiegato che oggi invece le famiglie "sono isolate perché sono sole. È venuta meno la comunità e le istituzioni che prima avevano una vocazione comunitaria, la chiesa e i partiti, l’hanno persa".
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Da ex magistrato, infine, ha parlato dell'ipotesi di test psicologici per i giudici: "Il test psicologico, così come la separazione delle carriere, mira a ristabilire un equilibrio di potere con la politica, perché la magistratura ha preso troppo potere, cosa vera, e anche anomala. Io direi: facciamo un concorso più semplice, valutiamo il candidato dopo due anni di esercizio della professione, perché le complessità davanti alle quali si può trovare un magistrato sono imprevedibili e la valutazione giudiziaria è complicatissima".