Giannini e la chat del 25 aprile, il retroscena: "Prodi lascia dopo la frase di Bertinotti"
Il gruppo su Whatsapp aperto da Massimo Giannini in occasione del 25 aprile ha creato non poco scalpore. A fornire qualche dettaglio in più su quanto accaduto in chat è stato Stefano Cappellini su Repubblica. L'ex direttore de La Stampa all'inizio aveva inserito qualche centinaio dei suoi contatti telefonici. Poi però la situazione è degenerata: in molti hanno cominciato ad aggiungere contatti e in poco tempo il numero dei partecipanti alla chat è praticamente raddoppiato.
Cappellini ha fatto notare che si è discusso della qualunque e che il risultato è stato evidente fin da subito: "La chat ha riprodotto in cattività alcuni dei difetti naturali della sinistra, frazionismo, benaltrismo, velleitarismo, più una inevitabile spruzzata di vanità e di logorrea che con i suoi discorsi seri e inopportuni fa sprecare tutte le occasioni (qui il comico Dario Vergassola ha piazzato una delle battute meglio riuscite: 'Siamo più di 900 partecipanti, a mille partono le scissioni')".
"A mille": la battuta di Vergassola che ha gelato Giannini e tutta la chat del 25 aprile
Tra gli argomenti divisivi la guerra in Ucraina. Tanto che a un certo punto - ha raccontato sempre il cronista di Repubblica - "al virologo Roberto Burioni è venuto un coccolone quando la corrente filorussa ha postato l’immagine della bandiera sovietica issata sul Reichstag invocando riconoscenza anche per i compagni del Pcus e magari, già che ci siamo, pure un po’ a Putin". Altro aneddoto riguarda "il momento in cui, pochi minuti dopo un intervento di Fausto Bertinotti, Romano Prodi ha abbandonato il gruppo". Infine, Cappellini ha chiosato: "La chat di Giannini racconta un fatto importante: quanto solo e disperato si senta il popolo della sinistra italiana senza distinzioni di ceto, censo, professione, genere e grado di radicalismo o moderazione".
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