Giancarlo Tulliani condannato a 6 anni? Indiscrezioni clamorose dalla latitanza
Giancarlo Tulliani da molti anni è Dubai, latitante, ma vorrebbe tornare. La sua famiglia è qui, a Roma, la sorella maggiore Elisabetta, amatissima, nonostante quell’ultima dichiarazione feroce con la quale, in pratica, lo ha scaricato. E poi la madre anziana e il padre, Sergio, pure lui condannato ieri in primo grado per riciclaggio. In una memoria difensiva Tulliani jr ha fatto sapere i motivi per i quali non ha presenziato al processo.
«La esaltazione para politica e dunque metagiuridica che ha contraddistinto il caso, nato con la storia dell’acquisto del famoso appartamento monegasco, mi ha allarmato. Secondo poi in qualche modo conferma, l’essere io coinvolto (e con me mio padre, mia sorella e lo stesso onorevole Fini) in asserite ed inverosimili operazioni di riciclaggio con l’imprenditore miliardario Corallo. Come se il miliardario avesse avuto necessità di riciclare il controvalore del “nulla” rispetto all’”impero” di liquidità del quale dispone.
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E per di più con persone iper esposte perché vicinissime ad un notissimo uomo politico e delle istituzioni». Tulliani, assistito dall’avvocato Manlio Morcella, nella sua autodifesa ha sempre sostenuto, in pratica, di «non avere mai fatto parte di alcuna azienda del gruppo Corallo», di non avere condiviso decisioni aziendali e in una lunga memoria ha ripercorso tutte le tappe della vicenda della quale è sempre stato considerato un po’ l’anima nera, nel senso di colui che si sarebbe arricchito e soprattutto avrebbe messo seriamente nei guai la sorella e soprattutto il compagno di lei, Fini.
In quanto ai soldi che gli sarebbero arrivati da Corallo, Giancarlo Tulliani parla di «provviste frutto di operazioni personali o attività lobbistiche. Somme che in ogni caso nulla hanno a che vedere con le fantasiose ipotesi di riciclaggio mosse dalla pm a mio carico».
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