Massimo Giannini, la chat del 25 Aprile smontata con un sms: "Puzza sotto il naso"
Massimo Giannini, per celebrare la Liberazione, ha creato una "Bella chat" riunendo nella stessa conversazione "centinaia di contatti – per lo più illustri – della sua rubrica telefonica: si sono ritrovati nella stessa chat ex premier (Romano Prodi, Massimo D’Alema, Paolo Gentiloni, Enrico Letta), tre quarti dei notabili del Pd e dei partiti d’opposizione (da Stefano Bonaccini fino a Pier Luigi Bersani), grandi editori (Carlo De Benedetti, Urbano Cairo), magistrati, giuristi, cantautori (in testa Venditti e Baglioni), scrittori (ovviamente c’è Antonio Scurati), artisti, comici, presentatori televisivi e il gotha del giornalismo italiano: una stanza virtuale di antimelonismo militante, riempita dagli ego galattici dei migliori e peggiori intellettuali del Paese" scrive Tommaso Rodano su il Fatto quotidiano.
La chat antifascista però "deraglia rapidamente. Alcuni si imboscano, osservano in silenzio o abbandonano il gruppo". Paolo Flores d’Arcais scrive: “Purtroppo, e sottolineo il purtroppo, questo gruppo non può dar luogo a un movimento politico perché su molti temi cruciali ci sarebbero forti disaccordi, dalla guerra di Putin alla strage del 7 ottobre e a Gaza”.
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E infatti cominciano i battibecchi. Il comico Dario Vergassola va dritto al punto con una battuta: "Essere cosi tanti in un gruppo di sinistra fa pensare che arrivati a 1000 inizieranno le scissioni”. Così è. "Moni Ovadia demolisce la costituente gianniniana: 'Caro Massimo, questo patrimonio è stato disperso da una falsa pseudo sinistra che ha abbandonato il valore della radicalità nel difendere i principi inderogabili come l’antifascimo per diventare piaciona e salottiera'". Mentre Enrico Mentana "prova a instillare un dubbio in molti dei suoi interlocutori: e se ci limitassimo a provare a fare per bene i giornalisti?".
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Un capolavoro il messaggio dell’economista bocconiano Roberto Perotti: "Una cosa, nobilissima, è conservare e diffondere la memoria delle migliaia di partigiani che si sono immolati per la nostra libertà; altra cosa è finire per banalizzare il ricordo della Resistenza in un fiume di retorica e di ideologia (...). Sono rimasto colpito da tre aspetti, già in parte notati da altri partecipanti. Il primo è, per dirla in parole semplici, la 'puzza sotto il naso', la convinzione di una superiorità intellettuale e antropologica rispetto alla destra. Il secondo è lo scollamento dalla realtà (...). Il terzo aspetto è il continuo piagnisteo e la mancanza di autocritica. Sì, è vero, la destra occupa e censura. Ma cosa c’è di sorprendente? Ammettiamolo, per decenni la sinistra ha occupato e censurato, ma (...) le sembrava tutto normale, un diritto e un dovere. In questa chat ho visto tanta retorica sulla Costituzione, ma poco sforzo in questo senso. Vi auguro buon lavoro".