Canfora esagera: unità d'Italia a rischio
Luciano Canfora non poteva lasciarsi scappare l’occasione. Il filologo e storico pugliese, animatore della piazza barese a sostegno del sindaco Antonio Decaro e rinviato a giudizio per diffamazione nei confronti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è reso protagonista di una “conversazione antifascista” nel capoluogo pugliese nella quale si è unito al coro di chi, nel giorno dell’anniversario della Liberazione, vede l’Italia sull’orlo del baratro per colpa del governo di centrodestra. Primo pericolo: l’unità nazionale a rischio. «È messa in discussione da una delle forze politiche che ci governano e che puntano a frantumare quanto conquistato nel 1861». Non solo: a detta del professore emerito dell’università di Bari, un altro elemento di instabilità è dato dal fatto che «l’arco costituzionale è saltato», perché «chi ne era fuori (l’ex Movimento sociale italiano, ndr) è arrivato al governo». Un «problema che abbiamo davanti da combattere con armi politiche».
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La “conversazione antifascista” è andata in scena presso il comitato elettorale di Michele Laforgia, l’avvocato (anche dello stesso Canfora nel processo che lo vede opposto a Meloni) candidato sindaco di Bari. Il filologo ha denunciato «l’operazione sottilmente revisionistica, demolitoria» avvenuta nel nostro Paese. «C’è ancora chi oggi dice e scrive che il 25 Aprile è una festa che divide perché causò la sconfitta di alcuni e la vittoria di altri. Ecco, credo che il 25 Aprile sia il simbolo della “pesantezza del passato”».
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Canfora si è scagliato contro chi oggi, «con fastidio», dice «roba di 80 anni fa, parliamo dell’oggi. Argomentazione semi -qualunquistica che corre molto negli ambienti che non gradiscono affatto ciò che accadde 80 anni fa». E dunque bene si fa a tenere alta l’attenzione, il pericolo non è stato sventato: «Quella questione è ancora in bilico, in pericolo». Lo storico ha poi ripercorso la storia delle celebrazioni passate: «Durante il terrorismo nero, il 25 Aprile diventa una battaglia vera e lo diventò anche nel 1994 dopo le elezioni che diedero al Cavaliere nero il ruolo di presidente del Consiglio e fu un 25 Aprile davvero mobilitato».
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