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Rai, Antonio Scurati "censurato sul 25 Aprile"? Paolo Corsini: "La questione è economica"

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Una levata di scudi con pochi precedenti, quella della sinistra per il caso di presunta censura nei confronti di Antonio Scurati, "L'uomo di M.", per dirla con un titolo di Libero contestatissimo dallo stesso scrittore della trilogia su Benito Mussolini. Era stato invitato da Serena Bortone per recitare un monologo in vista del 25 Aprile. Ma la stessa Bortone ha denunciato che il monologo è saltato dalla puntata di Chesarà in onda questa sera, sabato 20 aprile: "Ho appreso per puro caso che il contratto di Scurati era stato annullato", tuonava, "e non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili".

Apriti cielo. La sinistra grida alla censura. Laura Boldrini parla di "censura di un intellettuale di grande spessore e su un un tema identitario della storia di questo Paese come la Liberazione dal nazifascismo". Poi l'Usigrai, Roberto Saviano - "Sono stato il primo e succederà ancora", Maurizio Landini dalla manifestazione Cgil, mezzo Pd, altrettanti dal M5s a puntare il dito.

Peccato poi che arrivi la spiegazione di Paolo Corsini, direttore dell'approfondimento Rai, il quale spiega che la censura non c'entra nulla: è una "banale" questione di soldi. Lo strappo sarebbe dovuto all'aumento dei costi: "Credo sia opportuno non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti", ha spiegato Corsini in una nota consegnata alla stampa. E ancora, aggiunge che "al di là di queste mere questioni burocratiche la possibilità per Scurati di venire in trasmissione non è mai stata messa in discussione". 

Circolano anche alcune cifre, non confermate, secondo le quali Scurati avrebbe chiesto tra i 1.800 e i 2mila euro per il monologo, la cui durata è stimata in uno-due minuti. Cifre che, se confermate, sarebbero evidentemente sproporzionate. Nel pomeriggio, poi, Repubblica pubblica lo screenshot di un documento interno della Rai in cui come motivazione per la mancata presenza dello scrittore si legge "motivi editoriali". Da viale Mazzini fanno sapere che tale dicitura in realtà è formula standard e utilizzata per un ampio spettro di situazioni.

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