Strage a Mosca, Cruciani: "Islamici? Non ci credo nemmeno un secondo: chi c'è dietro"
Le accuse di Putin all’Occidente, a Stati Uniti e Gran Bretagna, come menti occulte dietro l’attentato di Mosca del 22 Marzo alla Crocus City Hall e che ha causato 139 morti, sono reali o fanno parte di un enorme mascheramento della realtà? Servono solo a far propaganda e a dare nuovo slancio agli attacchi e all’invasione dell’Ucraina? Come hanno potuto 4 terroristi introdursi in un teatro pubblico della capitale russa e agire indisturbati? Queste e tante altre domande vengono poste a Dritto e Rovescio, programma di approfondimento politico di Rete4, condotto da Paolo Del Debbio.
Chi pensa che dietro l’attacco al teatro russo non ci siano islamici e ucraini, ma che la mano che ha premuto il grilletto possa essere la stessa che governa la Russia ed è ormai al quinto mandato, cioè Putin, è Giuseppe Cruciani, giornalista e speaker di Radio 24, conduttore del programma La Zanzara insieme a David Parenzo: “Inutile stare ad alambiccarsi sulle responsabilità dell'attentato, io non credo nemmeno per un secondo che siano stati gli islamici".
"Due venivano da Istanbul": attentato a Mosca, il dettaglio che cambia il quadro
"La Russia – spiega lo speaker di Radio 24 - è un Paese molto controllato, sono oggettivamente loro gli esecutori materiali di quell'attentato. È un paese molto controllato e il fatto che quattro uomini si siano presentati in un teatro, in un posto pubblico, per compiere questo attentato senza che a Mosca sapessero qualcosa mi risulta complicato immaginarlo, per cui non è interessante".
"Inutile tacere". Antonio Caprarica: tam tam impazzito su Putin e la guerra
"Ciò che interessa – conclude Cruciani - sarà vedere nelle prossime settimane la reazione di Mosca, conseguente alle responsabilità che Mosca stessa attribuirà a questo attentato. Mi sembra più una roba da servizi segreti, tutta quella zona lì è dominata da operazioni di servizi segreti. Io non credo che oggi sia possibile ammazzare a Mosca 200 persone o 300 persone senza che i servizi segreti russi sappiano qualcosa”.