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Roberto Vannacci a tutto campo: "Berlusconi? Un grande. A sinistra mi piace Marco Rizzo"

Il generale Vannacci

Francesco Storace
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Non cambia di una virgola le sue risposte sull’ipotesi di candidatura alle europee, ma resta fiero portatore di valori che sono la tradizione del nostro popolo. Libero ha intervistato il generale Roberto Vannacci, che ha presentato ieri sera a Roma il suo nuovo libro “Il coraggio vince”. «Sono un patriota».

Generale, lei è stato in mezzo mondo in missioni militari ma non in Cina. Se se se (tre volte se) decide di andare al Parlamento europeo dovrà fare i conti anche con Pechino...
«La Cina non la conosco ma se, se, se, sicuramente bisognerà fare i conti con Pechino. Non si può negare l’espansionismo cinese e gli effetti economici, sociali e politici che implica nella nostra Italia ed in Europa. Il mio passato mi ha insegnato che nella vita si impara sempre, bisogna studiare, approfondire, scoprire, essere curiosi e tale sarà il mio atteggiamento qualora dovessi prendere la decisione di candidarmi».

Perché i suoi detrattori fanno a gara per stuzzicarla su gay e trans: omofobia al contrario?
«Perché hanno poco su cui confrontarsi al riguardo degli altri temi e perché sanno che sono le tematiche che più attirano l’attenzione della audience. Il libro è fatto di 12 capitoli ma, alla fine, tutti si concentrano sulle solite questioni. Spesso non lo hanno letto il libro, e l’esprimersi su ciò che non si conosce è una abitudine che caratterizza la modernità e la sciatteria di molti opinionisti».

 



 

Molte critiche hanno riguardato Paola Egonu: che cosa pensa di aver detto di sbagliato alla luce delle accuse?
«Sinceramente nulla. Ho solo fatto una constatazione ovvia, scontata, banale. In molti, in nome di una inclusività farlocca, vorrebbero cancellare la connotazione identitaria dei popoli e delle culture ma si devono rassegnare. La realtà esiste, è visibile, è concreta, è davanti agli occhi di tutti. Così come la recentemente eletta miss Zimbabwe, una bellissima donna bianca, bionda e con gli occhi azzurri, si è presa le critiche di non rappresentare la popolazione zimbabwana, una persona dalla pelle nera non rappresenta la popolazione italiana che per la stragrande maggioranza è costituita da persone di etnia caucasica. Se io fossi di cittadinanza giapponese non verrei riconosciuto a prima vista come un giapponese perché non ho né il fisico né i tratti somatici di un orientale. Nulla di offensivo, semplicemente il riconoscimento di una realtà ovvia».

In una definizione, che cos’è per lei il razzismo?
«Il razzismo è quell’ideologia che ritiene che una etnia possa essere geneticamente superiore rispetto ad un’altra. Mai asserito, né nel mio libro né nelle mie esternazioni, una tale bestialità, eppure, vengo dipinto come un razzista xenofobo».

Tanta gente riempie i luoghi dove lei va a parlare: attesa di uomini nuovi? Chi si astiene potrebbe tornare a votare?
«Sul voto non mi esprimo, ma la grande presenza di avventori alle mie presentazioni significa che c’è molta gente curiosa ed interessata a quello che dico e questo sconfessa, almeno da un punto di vista statistico, tutti quelli che ritengono le mie idee siano medioevali, arretrate, impresentabili e irricevibili».

Chi ha coraggio vince è il titolo del secondo libro. Cosa vuole dimostrare a chi lo legge?
«Che il coraggio appartiene a chi domina la paura senza cercare di eliminarla. Che la vita è selettiva, dura, a volte spietata e che spesso bisogna attingere al coraggio per affrontarla. Che il coraggio serve non solo in combattimento ma anche quando si lotta per difendere le proprie idee e i propri pensieri di fronte ad una moltitudine molto poco propensa ad accettare il dialogo e le argomentazioni. Voglio anche fornire una chiave di lettura del primo libro e illustrare, parlando della mia vita, perché Roberto Vannacci la pensi così».

A volte sembra che il coraggio ci voglia addirittura a parlare all’università di Roma: da Parenzo a Capezzone e persino a Papa Ratzinger.
«Si, paradossale che in uno Stato libero e democratico sia necessario il cordone di forze dell’ordine per poter esprimere le proprie opinioni o per discutere di un libro. Non è forse anche questa un’espressione della dittatura delle minoranze?».

Ha mai incontrato Silvio Berlusconi nella sua vita? Che opinione ne conserva?
«Mai incontrato di persona. Penso sia stato un eccezionale imprenditore e uomo d’affari ed un politico dalle indiscusse capacità. Mai l’Italia è stata al centro dell’attenzione internazionale come durante la stretta di mano fra Putin e Bush a Pratica di Mare. Anche la sua vita politica è stata caratterizzata da luci ed ombre ma non me la sento di esprimere critiche nei confronti di una personalità recentemente scomparsa».

 



 

Appena si parla di un’ipotesi di suo ingresso in politica si scatena la magistratura. Maliziosi noi a chiederglielo?
«Non esprimo giudizi sulle istituzioni repubblicane. Posso però dire che sono sereno e che rappresenterò le mie ragioni nelle sedi opportune. Al momento sono tutte notizie giornalistiche».

Ma il ministro Crosetto che problemi ha con lei? Gli ha detto qualche no?
«Nessun Generale di Divisione ha rapporti diretti col ministro della Difesa a meno che non faccia parte dei suoi diretti collaboratori e così neanche io ho contatti con lui. Evito di dare alla vicenda una connotazione personale. Il Ministro Crosetto è il mio Ministro a cui mi lega un rapporto di onore, disciplina e rispetto».

Oggi che cosa manca alla politica?
«Credo la capacità di realizzare in tempi brevi e compatibili con la frenesia del mondo moderno i cambiamenti necessari a garantire sempre più prosperità, ricchezza e benessere».

Lei si sente di destra?
«Non mi esprimo mai politicamente ma mi sento un patriota, difensore degli interessi nazionali e legato alla cultura, alle radici, alle tradizioni e all’identità italiana. Mi sento un difensore delle libertà individuali e di impresa. Credo fermamente che ad ogni diritto corrisponda un precipuo dovere e che ogni diritto implichi un costo economico e sociale che se non si è in grado di sostenere trasforma quel diritto in una mera utopia».

Chi stima dell’opposizione?
«Come ho detto non mi occupo di politica, ma a livello di argomentazioni su tematiche sociali e di attualità mi piace leggere Marco Rizzo, lo trovo molto coerente e interessante».
 

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