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Antonio Scurati, paranoie alla sera: ossessionato dalla destra

Corrado Ocone
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Deve essere stato duro per Antonio Scurati svegliarsi in questi mesi la mattina e scoprire che il mondo andava a scatafascio. E ci dispiace che egli abbia passato tante “serate tristi” con gli amici ripetendoselo “atteggiando le labbra a una smorfia malinconica”. “Poi, però, un bel giorno accade qualcosa” e di colpo tutto, attorno a Scurati, e forse anche agli amici, ha cambiato colore. Cosa mai sarà successo di così importante, si chiederà il lettore del rinomato scrittore? La Russia avrà per caso ritirato le sue truppe dall’Ucraina, con un Putin ravveduto e pronto a chiedere scusa al mondo intero? Il mondo islamico avrà deciso di procedere ad una radicale laicizzazione delle proprie istituzioni? Hamas avrà riconosciuto lo Stato ebraico e rinnegato le azioni compiute il 7 ottobre? Niente di tutto questo.

IL RISCATTO A Scurati è bastato che la grillina Todde vincesse le elezioni in Sardegna, in una normale dialettica democratica, per fargli cambiare idea su dove andasse il mondo, e quindi per sconvolgere il suo universo sentimentale e migliorare sensibilmente il suo stato d’animo. Che di sentimenti e di ipersensibilità emotiva si tratti e non di rigorosi ragionamenti, né di una obiettiva analisi del presente, lo dimostra ampiamente l’articolo “Speranza contro paura”, pubblicato ieri su Repubblica, ove queste riflessioni sono snocciolate. Un articolo facile, facile, visto che nasce da una visione gnostica della realtà: da una parte c’è tutto il bene; dall’altra, l’intero male. Una divisione che, in un cortocircuito mentale, da morale diventa politica: il bene è a sinistra ed il male è tutto e solo a destra. Il che, se così fosse, genererebbe un problema non da poco: se esistesse solo la sinistra, scomparirebbero d’un tratto sia la politica sia la democrazia, che sull’alternativa fra forze diverse si fondono. Incurante delle conseguenze di una tale assunzione, Scurati illustra senza indugi il suo sillogismo così scrivendo: “Il mondo va a destra. Il mondo si è incattivito. Il mondo è invecchiato”. In sostanza, “i progressisti fanno una politica della speranza”, mentre i reazionari “conquistano consensi alimentando la paura”. Ne siamo sicuri?

 

Esagerare, contro ogni evidenza scientifica, il rischio del cambiamento climatico (che Scurati definisce un “crimine politico”), assegnandone tutta la responsabilità all’uomo, non è forse agire sulla paura? Il catastrofismo à la Greta, vincente rispetto ad un ambientalismo sano e sostenibile, non è il risultato di una “politica della paura” che sfocia inevitabilmente nel nichilismo violento (“se debbo morire e la mia è l’ ‘ultima generazione’, che vuoi che possa importantarmi che io danneggi per protesta le opere d’arte prodotte nei secoli dall’umanità”)? Considerare l’uomo un batterio velenoso che danneggia il pianeta cosa ha più dell’umanismo a cui è legato il sentimento della speranza? E venendo ad un esempio di segno opposto: l’avanzare delle destre non è stata forse generata negli ultimi anni anche dalla speranza che politiche corrosive del tessuto sociale fossero abbandonate e che la cappa del conformismo imperante fosse finalmente infranta? E per fare un salto al fascismo, che è un po’ il core business dello Scurati scrittore, siamo sicuri che esso fosse un movimento reazionaio e non rivoluzionario, che volesse conservare un ordine borghese, sicuramente imperfetto, che aveva di fatto smantellato?

 


BIPARTISAN Speranza e paura sono due sentimenti umani e perciò politicamente non collocabili, egualmente distribuiti a destra come a sinistra, soprattutto oggi “La crisi epocale delle sinistre” per Scurati non consiste nel fatto che le sue promesse siano fallite, ma che non siano state rinnovate.
Egli però non si chiede perché ciò sia avvenuto. La risposta non è difficile. Il fatto è che, lungi dall’andare nella “direzione della storia” (che in verità non ne ha una), quelle promesse si sono rivelate spesso utopistiche e tragiche nei loro effetti: nel voler “raddrizzare il legno storto dell’umanità”, esse hanno finito per “rompere tante uova senza fare la frittata”. In definitiva, al fondo del ragionamento di Scurati è facile scorgere quel mito del progresso lineare e certo che ormai da tempo si è appalesato per quello che era: una poderosa macchina retorica, pericolosa e deresponsabilizzante.

La storia va invece dove noi vogliamo che vada, con le nostre libere scelte, da far maturare in un gioco democratico ove a volte si dimostrano buone le scelte di progresso e altre volte quelle di conservazione, comunque non definibili a priori e in astratto. Fin quando la sinistra politica alla Scurati non avrà raggiunto questa consapevolezza, la nostra continuerà ad essere una “democrazia imperfetta”. E si continuerà a delegittimare moralmente l’avversario politico.

 

 

 

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