Chiara Ferragni candidata col Pd, come e quando è naufragato tutto
Quando la politica non ci arriva, vai dal testimonial, possibilmente con una storia drammatica alle spalle. Sembra essere questo il nuovo trend dei partiti del nostro Paese, sempre più alla ricerca di volti e personaggi che possano fare da traino elettorale. Così, dalle pagine di Italia Oggi si scopre che il Partito Democratico, mai come in questa fase storica in crisi d’identità e incapace di un’opposizione aggressiva e credibile, aveva pensato di candidare, tre le sue file, nientemeno che Chiara Ferragni, influencer e fashion blogger, tra i volti più noti del nostro Paese anche all’estero.
Certo, questo prima che il “Pandoro-gate” gettasse delle ombre pesanti su un personaggio, la Ferragni, che ricalcava quasi in toto la classica “principessa delle favole”. E invece, in questo momento, Chiara ha ben altre gatte da pelare, infatti ha appena fatto ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento dell'Antitrust che a dicembre aveva le comminato una pena di un milione di euro, così come alla Balocco, per la presunta pubblicità ingannevole del pandoro "Pink Christmas".
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Chiara Ferragni non è l’unico caso, perché, come si apprende dal Fatto Quotidiano, anche Gino Cecchettin, padre di Giulia, la ragazza brutalmente rapita e assassinata dal suo ex-fidanzato, Filippo Turetta, potrebbe candidarsi a giugno alle elezioni europee con il Partito Democratico. Insomma una chiamata alle armi, anzi alle urne, strappalacrime, che pone dubbi, al di là della vicenda umana e giudiziaria, sulla reale competenza di questi personaggi in sedi che normalmente non appartengono loro e che, anzi, li pongono di fronte all’enorme responsabilità di agire per conto degli italiani.
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Anche i partiti di governo, però, hanno i loro assi nella manica. Daniela Di Maggio, la mamma di Giògiò, cioè Giovambattista Cutolo, il giovane musicista ucciso a Napoli per futili motivi da una baby-gang, ha dichiarato che non le dispiacerebbe una candidatura con Giorgia Meloni. “La politica è una cosa complessa - dichiara la Di Maggio all’Adnkronos - nessuno finora mi ha chiesto di candidarmi. Quanto vorrei tornare indietro, nell’anonimato. Purtroppo – ha detto la mamma di Giògiò invece al Corriere della Sera – ho un figlio che è stato ucciso e la politica, con la P maiuscola, la sto già facendo. Mi sto impegnando come ‘civica’ per cambiare, ad esempio, la legge Gozzini, quella che ti fa uscire un Salvatore Parolisi da galera in poco tempo. Io non mi fermo, candidata o no continuerò per Giògiò, ma soprattutto perché non deve più accadere: mio figlio era andato a prendere un panino ed è tornato morto”. Daniela Di Maggio, 54 anni, laureata e con due master, logopedista e counselor a Napoli… Fratelli d’Italia ci sta pensando.