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Molinari contro Meloni: "Come una autocrazia, ci rispetti"

Meloni e Molinari

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Giorgia Meloni nell'ultima puntata di Quarta Repubblica andata in onda il 22 gennaio risponde per le rime a La Repubblica, il quotidiano diretto da Maurizio Molinari che ha titolato in prima pagina: "Italia in vendita".

L'Italia non è in vendita, precisa il presidente del Consiglio intervistata da Nicola Porro: "Nel documento economico di bilancio prevediamo 20 miliardi in 3 anni, che sono un lavoro che si può fare con serietà. Come? Possiamo cedere alcune quote di società pubbliche senza compromettere il controllo pubblico, e possiamo su alcune società interamente di proprietà dello Stato cedere quote di minoranza a dei privati". Il tutto senza fare "regali miliardari a qualche imprenditore fortunato e amico".

 

 

Quindi, ecco la stoccata a La Repubblica: "Mi ha fatto un pò sorridere l’accusa che ho letto in prima pagina", "francamente, bello tutto, ma che quest’accusa mi arrivi dal giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e l’hanno ceduta ai francesi, hanno trasferito all’estero sede legale e sede fiscale, hanno messo in vendita i siti delle nostre storiche aziende italiane...", dice riferendosi alla famiglia Agnelli-Elkann, proprietaria sia di Stellantis sia del gruppo Gedi. "Ora non so se il titolo fosse un’autobiografia ma francamente le lezioni di tutela dell’italianità da questi pulpiti, anche no".

Dichiarazione che hanno creato la sommossa del quotidiano. "Il Comitato di redazione respinge gli attacchi di Giorgia Meloni al nostro giornalismo e difende il lavoro di tutte le colleghe e i colleghi di Repubblica che giorno dopo giorno sono impegnati nel racconto quotidiano del Paese, con libertà di critica e di analisi", si legge nel comunicato. "Nel farlo, il Cdr rivendica l’autonomia della testata rispetto agli interessi del proprio editore".

 

 

Anche Maurizio Molinari, nel suo editoriale, rivendica l'indipendenza del quotidiano e attacca la premier: Meloni "poteva smentire le nostre informazioni, poteva contestarci o correggere il loro contenuto", "invece", scrive il direttore, "ha scelto di delegittimare il lavoro dei giornalisti di Repubblica, indicando nel nostro giornale un suo avversario politico". E questo, prosegue, "significa non rispettare la libertà di informare". "Indicare in un giornale, nei suoi redattori e nei suoi lettori, un nemico pubblico significa ripetere comportamenti di leader di autocrazie dove non c’è rispetto per la libertà di informare".

E ancora, si lamenta Molinari: "Confondere l’indipendenza di Repubblica con gli interessi del suo editore, significa ignorare i fondamenti stessi della libertà e dell’indipendenza del giornalismo che questa redazione esprime sin dal giorno della fondazione, il 14 gennaio del 1976. Repubblica è un quotidiano indipendente, frutto della libertà che i suoi redattori esprimono ed esercitano nella copertura di fatti, nazionali e internazionali, rispettando standard di qualità giornalistica secondi a nessuno".

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