Chiara Ferragni, l'analisi di Christian Traviglia: "Brutta botta, ma il settore sopravviverà"
“Il 2023 è stato un anno importante che porterà i nostri ricavi a circa 20 milioni di euro, facendo registrare una crescita di quasi il 100% rispetto il 2022". Christian Traviglia, 50enne imprenditore comasco, è fondatore e CEO di IDNTT, Creative Content Factory quotata alla Borsa di Milano e di Francoforte, che tramite l'acquisizione (avvenuta nel novembre 2022) della talent agency italiana IN-SANE gestisce numerosi creator e influencer italiani, tra i quali CiccioGamer89, Lyon e Arienne Makeup. Gli abbiamo chiesto cosa ne pensi del cosiddetto "caso Ferragni".
Il caso Ferragni ha un po' gettato un'ombra sulla serietà e l'affidabilità delle società che si occupano di influencer e marketing. Che caratteristica ha invece la sua azienda?
"Il gruppo IDNTT produce contenuti per la comunicazione di marketing quindi il suo scopo principale è aiutare le aziende a comunicare meglio e soprattutto a convincere i consumatori ad acquistare il servizio o i prodotti che l'azienda propone. Produciamo qualsiasi tipo di contenuto. Contenuti che hanno lo scopo di convertire la curiosità o l'interesse di un potenziale consumatore in acquisto. Da quelli più tradizionali a quelli più innovativi e digitali anche grazie all'integrazione dell'AI nei nostri processi produttivi. Nel novembre 2022 abbiamo acquisito IN-SANE, una delle prime 5 Talent Agency italiane per completare la nostra offerta di contenuto, e poter offrire contenuti di Influencer marketing grazie ad un portfolio con più di 150 Talenti sotto contratto. Noi siamo e vogliamo rimanere un gruppo specializzato nella produzione di qualsiasi tipo di contenuto marketing per qualsiasi mercato, lingua, canale media e generazione".
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La quotazione mette dei paletti molto stretti quindi anche il rispetto dell'etica e la trasparenza della comunicazione sono nodi centrali.
"Noi lavoriamo tantissimo con le nuove generazioni, le cosiddette generazioni Z e generazioni Alfa, che vedono negli influencer un po' un punto di riferimento ed è una cosa a cui si deve porre molta attenzione. Noi cerchiamo infatti di contrattualizzare all'interno del nostro portfolio, quei Creator o quegli influencer, più in generale quei Talent, che rispettano un certo codice etico di comportamento. Ovvio che molti di questi Talent sono ragazzi giovani e quindi magari vanno aiutati a perfezionare il loro messaggio e soprattutto a formarsi secondo appunto un codice etico che però va rispettato. Noi come azienda, essendo quotati, abbiamo degli obblighi, obblighi di trasparenza dei nostri conti, di quello che facciamo, delle nostre azioni e anche un certo senso di responsabilità. Ogni tanto richiamiamo i nostri ragazzi su determinati contenuti che non vanno bene e che vengono poi corretti e rivisti. Comunque c'è un'attenzione ovviamente più rigida quando ci sono questi tipi di vincoli".
Il caso Ferragni quanto ha impattato sul vostro mercato?
"Sul nostro zero, nel senso che gli scandali di influencer che fanno azioni magari non corrette o che hanno compiuto anche dei reati ovviamente fanno notizia, popolano le cronache dei giornali ma poi dopo un po' si torna alla normalità. Ritengo che tutte queste situazioni che si vanno a creare aiutano anche a evolvere poi il mercato degli influencer che oggi non è regolamentato, oggi non è presidiato ma è demandato alla buona volontà, a quella caratteristica che un po' richiama il codice civile italiano del buon professionista. Ecco, non è detto che tutti siano dei buoni professionisti. Sicuramente un po' più di attenzione serve".
Secondo lei servirebbe una regolamentazione più breve? E, in tal caso, chi la dovrebbe condurre?
"Anche l'ultimo scandalo Ferragni, se è stato fatto quel tipo d'azione, è comunque già normato come reato, il codice civile già dice ciò che è giusto o sbagliato. Io ritengo che si debba dotare il settore di un codice etico che possa in qualche modo aiutare anche questi “nuovi talenti” a entrare in questo settore in modo un po' più consapevole e non prendendo tutto sempre come un gioco. Quasi tutti sono partiti come fosse un gioco e poi questo gioco è diventato un lavoro. E quando diventa un lavoro, rispettare le leggi e aderire e rispettare un'etica secondo me è fondamentale".
C'è un segreto, una ricetta per garantire a questi influencer una carriera di lunga durata?
"Se posso riassumere in una battuta, per noi oggi non è molto importante "rubare" dei like o che l'influencer accumuli tanti like. Ma è più importante convincere ad aggregare una community attorno a un'idea, ad un contenuto, oppure a un modo di essere e di raccontare, intrattenendo. La parola d'ordine oggi è che bisogna fare entertainment ma questo entertainment deve coincidere con contenuti di qualità. Faccio un esempio: Michele Molteni, creator italiano che è cresciuto moltissimo negli ultimi due anni. Nel 2023 ha prodotto e pubblicato su youtube solo 34 video quindi non un'esagerazione, proprio perché ha preferito privilegiare la qualità rispetto alla quantità e i followers e il mercato gli danno ragione".
Obiettivi di business.
"Il 2023 è stato un anno importante che porterà i nostri ricavi a circa 20 milioni di euro, facendo registrare una crescita di quasi il 100% rispetto il 2022. Entro i prossimi 3 anni puntiamo a diventare una delle prime Creative Content Factory Europea, con un fatturato obiettivo intorno ai 50 milioni di euro".
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