Paolo Crepet, fuga da una notte folle: "Sono scappato da un'orgia"
Scappa dalle orge, bacia nei cimiteri e non ricorda la sua prima volta. È il ritratto che emerge dall’intervista che Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e saggista ha concesso al Corriere della Sera a Roberta Scorranese. Ha parlato di tutto, a partire dalla sua famiglia: “Antico casato veneziano, un avo che ha curato gli scritti di Baudelaire, un nonno artista e amico di Modigliani, un padre luminare della Medicina del Lavoro. Nulla era scontato, in casa, nulla era facile. Mio padre non mi ha mai detto ‘bravo’ nemmeno quando conseguii due lauree e la specializzazione in Psichiatria. Ho capito quanto mi apprezzasse al suo funerale, perché me lo confidò un amico di famiglia. Capii allora che cosa è l’understatement”.
Quanto all’amore, Crepet ha una visione tutta sua: “Non mi sono mai inginocchiato davanti a una donna, perché lo troverei ridicolo. Al massimo mi sono fatto trovare al binario con la torta di compleanno per accoglierla mentre lei tornava da un viaggio in treno. Trovo ridicola la genitalità fine a sé stessa. Non mi eccita mai la visione genitale tout court, cerco sempre, o meglio cercavo, un eros più profondo. Mi eccita di più una donna vestita che una nuda. Un gioco di testa, un gioco di sguardi, un gioco. Ma non fatemi ridere, per favore”. E qui scatta l’aneddoto che mai ci si aspetterebbe da un uomo serio come Crepet: Una volta, a New York, ormai decenni fa, ero ospite di amici. Aperitivo, discussioni intellettuali, cena. Poi ho capito che la serata stava prendendo una piega diversa. Si stava formando un’orgia. Sono scappato. Perché mi veniva da ridere”.
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C’è una volta, però, in cui lo psichiatra non scappò: “Millenovecentosettantasei. Una giovane infermiera di Bonn, che conobbi su un’isola greca. Era l’isola di Ios, splendido posto delle Cicladi, dove c’è un bellissimo cimitero. Ci scambiammo lì il primo bacio. La radice del Romanticismo è tutta lì. Da ragazzo, invece, ho sempre scelto con oculatezza gli amori, anche quelli adolescenziali. Ma c’era un problema. Mi credevo figo, molto figo, molto più figo di quello che ero. È successo di esser stato mollato. Una volta, ero giovanissimo, una delle mie fidanzate mi lasciò scrivendo sullo specchio del bagno, con il rossetto, “ça suffit, letteralmente ‘basta’”.
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