Angelo Bonelli, fuga dal patriarca: dopo la Evi, scaricato dal braccio destro
L’autunno del patriarca Bonelli si consuma così, con uno stillicidio di comunicati stampa che annunciano addii, con uno smottamento territorio per territorio, non è un tramonto epico, è la consunzione di una leadership ridicola. Il suo partitino, chiamato con un eccesso di autostima Europa Verde, si sta rattrappendo sempre di più, un’inarrestabile fissione dell’atomo. Il detonatore sono state le dimissioni, pochi giorni fa, della co-portavoce Eleonora Evi, che ha appunto accusato Angelo Bonelli di “conduzione personale e patriarcale” (e sarà anche un aggettivo inflazionato, ma quando alimenti certi fanatismi narrativi dovresti sapere che possono sempre tornarti contro).
Ieri, nuove puntate della soap, che in mancanza di politica sono comunque una botta di vita a sinistra. Anzitutto, la cessazione delle attività della sezione di Europa Verde di Legnano. Attenzione, così pare faccenda marginale, ma il suo (a questo punto ex) portavoce Patrizio Vigna era anche membro del Consiglio Federale Nazionale, e nella cittadina lombarda il partito era arrivato al 3,3%, un consenso comunque non abituale rispetto ai consueti decimali bonelliani. Ma soprattutto, sono gli argomenti con cui Vigna ha motivato la scelta, a tumulare definitivamente quel che resta di una leadership e di un progetto. «Mi rivolgo al nostro bacino elettorale sul territorio per chiarire che fino a quando Angelo Bonelli rimarrà a capo del partito di Europa Verde, ogni attività politica nel comune di Legnano sarà sospesa e da oggiagiremo come semplici cittadini a tutela dell’ambiente». Poi, riepiloga le criticità degli ultimi anni, tra cui l’«alleanza con Sinistra Italiana», un gruppo di «brave persone», per carità, ma con cui c’è «poco da spartire politicamente».
Viene qui al pettine un vecchio nodo politico-cromatico, già riassunto in modo insuperabile da Andreotti: «I Verdi sono come i cocomeri: verdi fuori ma rossi dentro». Il piccolo patriarca Bonelli è solo l’ultimo erede di una tradizione, che in Italia ha schiacciato le ragioni dell’ambiente (che storicamente s’innervano su una tradizione perfino conservatrice) su un’ideologia estremista, anticapitalista e apocalittica. Non è andata così in Germania, dove i Verdi attualmente al governo hanno raggiunto percentuali ragguardevoli con un pragmatismo trasversale che ha scorporato l’ecologia dall’ecofanatismo (hanno rivisto il “no” dogmatico ai combustibili fossili, sdoganato i rigassificatori e il loro padre nobile Joschka Fisher sostiene lo sviluppo persino bellico del nucleare in chiave di deterrenza antirussa).
Ma torniamo alle amenità italiche: anche due esponenti abruzzesi, Marta Viola e Simona Lattanzi, consigliere di minoranza di Martinsicuro (centro della provincia di Teramo che ha appunto eletto due Verdi al Consiglio Comunale, e non è cosa diffusa) si sono sollevate contro la gestione paternalistica bonelliana: «Come donne iscritte a Europa Verde ci teniamo a manifestare solidarietà a Eleonora Evi». Ancora: «Ci siamo chieste più volte come mai non apparisse più nei dibattiti tivù da mesi» (anche perché in effetti non è che nei talk si recasse il John Kennedy che annichilì Nixon, ma sempre lui, il farfugliante Bonelli). Del resto, a definire “motivato” il gesto di Evi è stato il presidente del gruppo dei Verdi in Europa, Philippe Lamberts. Che ha aggiunto: «I sondaggi che ho visto non sono molto ottimistici, indicano che potrebbero passare la soglia del 4%, ma non sono solo Verdi, è una coalizione». La vecchia, ormai subatomica coalizione rosso-verde. Cocomeri in disfacimento, su cui troneggia un patriarca inverosimile. Mano nel panciotto, sta ripetendo allo specchio di essere il Napoleone dell’ambientalismo italiano (ieri con equilibrata percezione di sé ha attaccato nientemeno che Oliver Stone, per il suo documentario “Nuclear Now”), ma intorno non c’è più nessuno.