Rosy Bindi, sparata contro Meloni: "Quello che mi spaventa"
A Rosy Bindi il silenzio di Giorgia Meloni sulla manifestazione del 25 novembre non è piaciuto. Dimenticando che i cortei contro la violenza sulle donne si sono in fretta trasformati in contestazioni politiche (l'assalto alla sede di Pro Vita ne è l'esempio), l'ex ministro punta il dito contro il premier. In collegamento con Tagadà su La7, premette sì che "sbaglia chi commette atti di violenza", ma attacca: "Quello che spaventa è che la presidente del Consiglio tace sul grande messaggio arrivato da questa piazza. Le consiglio di ascoltarlo".
Finita qui? Niente affatto, perché la fu presidente del Pd, ospite nella puntata di martedì 28 novembre, rincara la dose: "Meloni dovrebbe sapere che quando le donne fanno sul serio qualche risultato lo ottengono. Anche nei confronti di un governo che non sta compiendo scelte che vanno a favore delle donne". E ancora: "Quella non era una piazza ideologizzata, quella era una piazza di uomini, donne, persone libere che hanno voluto manifestare contro la violenza sulle donne e contro una società che continua ad opprimere le donne da tutti i punti di vista. Per questo credo che un esecutivo guidato da una donna dovrebbe essere esemplare nell'ascoltare quella piazza e nell'intervenire davvero in quel cambiamento che in questa società è fondamentale".
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No, per Bindi non era una piazza ideologizzata quella che a Roma mostrava il cartello: "Contro il governo Meloni fascista scateniamo la furia delle donne, serve un movimento femminista proletario rivoluzionario". E un altro con la foto della premier e della segretaria del Pd Elly Schlein: "Unità sui nostri corpi? Non in nostro nome".