Galimberti, "a scatenare tutto è stata Elena Cecchettin"
A In Onda, talk politico di La7, si affronta il tema principale di queste settimane: il femminicidio di Giulia Cecchettin da parte del suo ex-fidanzato, Filippo Turetta, e le importanti manifestazioni di piazza che sono scaturite e che hanno riempito le principali città italiane.
Più di cinquecentomila persone hanno invaso Roma, ma anche a Milano in più di trentamila si sono radunati in Piazza Castello per dire basta alla violenza sulle donne. Il co-conduttore, Luca Telese, pone a Umberto Galimberti, filosofo e psicanalista tra i più celebri d'Italia, un quesito: “Perché proprio Giulia è diventato il nome unificante? Ci sono stati altri omicidi terrificanti quest'estate, turpi, brutti, contro ragazze altrettanto innocenti e incolpevoli. Perché proprio lei aveva gli elementi per trasfigurarsi, per diventare una bandiera collettiva?".
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Galimberti riconduce il tutto alla sorella Elena e argomenta: "Questa è una domanda che mi sono posto anch’io e mi son dato questa risposta e cioè che questo delitto è diventato l'occasione per questa manifestazione così imponente e, apro parentesi, le manifestazioni imponenti disturbano i governi, allora la stampa governativa cosa fa? Prende alcuni particolari come l'episodio della Palestina per oscurare il fenomeno enorme di questo corteo e chiudo parentesi".
"Manifestazione determinata dalla sorella di Giulia". Guarda il video di Galimberti a In Onda
"Questa manifestazione è stata determinata dalla sorella di Giulia, quando ha detto che il suo fidanzato, amico, assassino non è un mostro, ma è un uomo e finalmente ha detto una cosa importantissima: sono gli uomini che devono cominciare a ripensare la loro condizione nei confronti del femminile, questo è stato l'elemento scatenante”.
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Quale, invece, l’elemento scatenante della violenza? Galimberti ha la sua teoria: "Questo ragazzo non è passato dal livello pulsionale al livello emozionale nella sua crescita. Non è mancanza di un controllo razionale, non ha una risonanza emotiva dei propri comportamenti. Non sente la differenza tra il bene e il male, la sua è una mancata evoluzione della persona. Quando i ragazzi che fanno stupri dicono ai giudici ‘che cosa abbiamo fatto’ non si stanno giustificando, sono sinceri. Quando la mancata percezione della differenza tra bene e male si esprime anche nell’aggressività oltre che nella sessualità, allora abbiamo questi risultati”.