Carofiglio, Senaldi: inquietante e apocalittico, il suo mondo al contrario
Menomale Gianrico Carofiglio non fa più il magistrato. Primo perché così ha potuto dedicarsi completamente al lavoro dello scrittore, che gli riesce bene. Secondo perché il suo modo di ragionare sulle vicende umane di chi gli sta antipatico è inquietante, apodittico e, come direbbero quelli profondi, non tiene conto della complessità né delle cose semplici e macroscopiche che contraddicono la sua narrazione. Terzo perché uno così freddamente severo con il prossimo forse è meglio averlo nei salotti televisivi che nelle aule dei tribunali. Giusto per fare un esempio. La ex toga letterata, ospite della trasmissione di Massimo Gramellini su La7, ha detto che il vittimismo è prassi dei sovranisti, come Salvini, che fa la vittima per giustificare le proprie disavventure giudiziarie. Siccome quando parla lui a sinistra ogni lingua diventa tremando muta, per dirla con Dante, nessuno degli ospiti gli ha fatto notare quanto sentenziò sul processo a Salvini l’allora capo dei magistrati, Luca Palamara: «È innocente ma bisogna attaccarlo perché è un nemico politico». Ci pensiamo noi e ne approfittiamo per specificare che, se l’ex ministro dell’Interno ha fatto la vittima, e lo ha fatto molto poco, ne aveva ben donde.
L’obiettivo principale del consesso intellettuale però non era l’attuale vicepremier bensì Giorgia Meloni, a processo mediatico per come ha lasciato il partner, Andrea Giambruno. La leader di Fratelli d’Italia ha impiegato dodici ore per lasciare il padre di sua figlia dopo la pubblicazione da parte di Striscia la Notizia del secondo video imbarazzante del compagno.Ma Gianrico - sarà un problema di suffisso? – parla di un evidente caso di «fuga dalle responsabilità». L’ex magistrato non perdona alla premier lo sfogo contro «chi ha voluto colpirmi» e il suo paragonarsi a «pietra che non si fa scavare dalla goccia» e la accusa di vittimismo, l’arma di distrazione di massa dei deboli, che «porta il pubblico distratto a solidarizzare» con chi si atteggia a perseguitato.
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Gli italiani, di qualsiasi fede politica, hanno apprezzato in massa il comportamento della premier, condividendo come abbia saputo sfilarsi, anche a costo di un dolore personale profondo, da una situazione che la metteva in difficoltà e le toglieva serenità rispetto agli impegni che il suo ruolo le impone. Dove Carofiglio veda la fuga dalle responsabilità è un mistero. E anche l’accusa alla Meloni di vittimismo sul caso Giambruno è una manipolazione. L’Italia infatti si è interrogata per una settimana se quel «chi ha voluto colpirmi» fosse una sfida a Forza Italia, ai Berlusconi o a Mediaset ma nessuno ha pensato che fosse un leccarsi le ferite; anzi, hanno tutti interpretato il messaggio come una minaccia. La vicenda poi si è risolta con il chiarimento tra la presidente del consiglio e sia Piersilvio sia Marina Berlusconi. Tra Mediaset e Fratelli d’Italia, i cui esponenti vanno regolarmente ospiti delle trasmissioni del Biscione, i rapporti non si sono mai interrotti.
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Certo, non si può chiedere a Giorgia di condividere l’opinione di Antonio Ricci, patron di Striscia, che ha dichiarato pubblicamente di aver fatto un favore alla premier e che un giorno lei lo ringrazierà. Però questo non è vittimismo, perché il colpo basso c’è stato e la reazione è stata alta. Sono le analisi di Carofiglio che, ben esposte e pretenziose, cercano di volare alto ma nascondono bassi istinti e basse finalità. Perché una cosa va detta, qui in ballo ci sono una famiglia che va a rotoli e una bambina di sette anni a cui è cambiata la vita da un giorno all’altro. E allora forse un minimo di comprensione umana nei salotti del moralismo non guasterebbe; ma se proprio non ci si riesce, almeno riconoscere la dignità con la quale la famiglia presidenziale sta portando la sua croce, che ha poco a che vedere con il vittimismo. Vostro onore, se l’espressione non suona inopportuna...