Meloni-Giambruno, "ricordate Serracchiani?": clamorose parole da sinistra sul premier
"Il primo atto politico di Giorgia Meloni": così Simonetta Sciandivasci definisce l'annuncio della premier sulla fine della storia d'amore decennale con Andrea Giambruno. E non è complimento, perché la scrittrice ed editorialista della Stampa sottolinea come il resto dell'attività di governo "è stato propaganda, diplomazia, compromesso: disciplina di palazzo". E ti pareva.
In questo senso, la Stampa e Repubblica hanno lo stesso approccio. Una lettura psicoanalitica del post social della Meloni. Una lettura ovviamente a tesi, che rischia di dissacrare il sincero dramma personale di una donna che, per inciso, è presidente del Consiglio. "A un Paese sentimentalmente ineducato e dolcemente misogino come il nostro", scrive la Sciandivasci, Meloni "regala una lezione svedese, finlandese, danese, insomma nordica e civile, ferma ed efficace, di quel corso di educazione sentimentale 'dalla parte delle bambine', che da anni si auspica, chiede e urla di istituire nelle scuole".
C'è del sottile godimento femminile in chi scrive: "Una strepitosa lezione dimostrativa, per giunta scritta e senza tutorial, su come si lascia chi ti fa del male: subito e senza condizioni, senza terapia di coppia, giustificazioni, deterrenti. Sia che ci siano di mezzo figli, mutui, eredità, bei ricordi, sia che non ce ne siano".
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Quindi giù botte metaforiche a Giambruno, "un infelicitante pavone maschio", che "ha, in diversi momenti, in onda e fuorionda, agito e parlato e pensato come se il fatto di essere il compagno di Giorgia Meloni e il padre di sua figlia, gli regalasse immunità e onnipotenza". In sostanza, spiega la giornalista del quotidiano torinese diretto da Maurizio Molinari, il conduttore (ex?) di Diario del giorno su Rete 4 "ha impedito a Giorgia Meloni di essere libera, nel modo in cui lei vuole e può esserlo. Per lui il potere è abuso, per lei deve essere servizio. Per lui la libertà significa sbraco, per lei comporta un dovere". E ancora, velenosissima: "Lui fa il molestatore armocromista, lei fa la manovra di bilancio. Ed è questo che lo fa impazzire: la distanza incolmabile che lo separa da lei, il fatto che lei sia la guida e lui il portantino, che lei parli con Biden alla Casa Bianca e lui ciarli di come una ragazza dovrebbe comportarsi per non venire stuprata. E a un certo punto, di quella distanza, si vendica".
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Ecco la suggestione: Giambruno come Fedez con Chiara Ferragni allo scorso Festival di Sanremo, "sale sul palco e diventa un giullare, un tredicenne, un burino incosciente, e lo fa sicuro di essere intoccabile per meriti usucapiti alla donna che dice di amare. Sicuro che la donna che dice di amare lo capirà, lo applaudirà e gli chiederà persino scusa per essere troppo, per essere tanta, per essere migliore".
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Una cosa, riconosce la Sciandivasci alla premier: "Mantenersi non ricattabile, specie da un maschio". Come quando disse in aula a Debora Serracchiani: "Mi guardi, onorevole, le sembra che io stia dietro agli uomini?". Anche a costo di pagarne il conto in solitudine.