Patrick Zaki, clamoroso: il "like" al suo carceriere, meglio lui di Israele
Gli psicologi la catalogherebbero come la classica “Sindrome di Stoccolma” o, in questo caso, “Sindrome del Cairo”. Già, perché gli apprezzamenti ad Al Sisi, leader dell’Egitto, ce li aspetteremmo da tutti, meno che da una persona. Un uomo in particolare, non apprezzato per alcuni post su Facebook proprio dal regime egiziano e detenuto nelle patrie galere per quasi due anni (dal Febbraio 2020 al Dicembre 2021) e che ha molto a che fare con l’Italia.
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Sì, ormai è chiaro, si tratta di Patrick Zaki che, in questi giorni di aspro conflitto israelo-palestinese, sta avendo parecchie uscite infelici. Prima, il 16 ottobre scorso, durante la presentazione del suo libro, Sogni e illusioni di libertà, l’attivista egiziano e studente dell'Università di Bologna se n’è uscito con la frase “si devono capire le ragioni del terrorismo”, in seguito agli attacchi di Hamas. Parole subito riportate sui giornali e che hanno scatenato l’indignazione di molti, compreso il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha aspramente biasimato l’attivista egiziano con un: “Questo Zaki ci è o ci fa?”.
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L’ultima, se vogliamo, è ancor più sorprendente: un “like” su X, la piattaforma di Elon Musk, ad un post di Al Sisi, presidente dell’Egitto, in favore dei terroristi. Questo il testo: “Non permetteremo che la questione palestinese venga liquidata e ciò che sta accadendo a Gaza non è un’azione militare contro Hamas – ha affermato il presidente egiziano – bensì dei tentativi di deportare i residenti della Striscia di Gaza fuori da Gaza”.
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Parole del presidente egiziano e rilanciate sui social dal giornalista Younis Tirawi, dopo l’esplosione del missile sull’ospedale di Gaza City. Con tanto di apprezzamento di Patrick Zaki, l’uomo che proprio il regime egiziano ha fatto sbattere in prigione, perché ritenuto “minaccia alla sicurezza nazionale”. Un comportamento assurdo, forse un gesto superficiale di cui ora, però, Zaki dovrà rispondere.
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