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Patrick Zaki, la rivelazione: "Perché ho rifiutato il volo di Stato"

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Patrick Zaki ci tiene a smarcarsi da tutti, tranne forse da quel mondo che critica in modo aspro e duro Israele mentre esercita il proprio diritto a difendersi. In un'intervsita al Corriere della Sera, l'attivista per i diritti umani, torna su un argomento che ha fatto parecchio discutere qualche mese fa: il volo di Stato rifiutato da Zaki per il rientro in Italia dopo essere stato graziato dal presidente egiziano Al Sisi.

Zaki era andato in tutte le tv a dire che non voleva usare i soldi dei contribuenti italiani per farsi pagare un volo. E ha preferito acquistare un biglietto di linea. Quella scelta fu una sorta di schiaffo all'Italia che tanto ha fatto per far tornare Zaki alla sua vita normale tra gli studenti di Bologna. E ora, lo stesso Zaki, orfano dell'ospitata da Fabio Fazio per le sue posizioni anti-Israele, ritorna proprio su quel punto e getta la maschera: "Perché non ho accettato quel volo? Perché sono un attivista, e voglio essere libero di criticare qualsiasi governo". Insomma Zaki forse non conosce ancora la differenza tra i partiti politici e le istituzioni. L'offerta del volo non ha nulla a che fare con il governo in carica, si tratta di un gesto istituzionale. Zaki poi, in una democrazia come quella italiana, matura e completa, avrebbe potuto benissimo criticare l'esecutivo pur accomodandosi su un aereo di Stato.

 

 

Ma non finisce qui. A chi gli chiede il motivo per cui nel suo libro non c'è una riga su Giorgia Meloni afferma: "Neppure Mario Draghi e anche il suo governo ha lavorato per la mia liberazione. Ribadisco che sono grato all’Italia per quanto ha fatto per me". Insomma Zaki è grato all'Italia ma forse dimentica di ringraziare in modo netto e chiaro quelle istituzioni italiane, premier inclusi, che hanno lavorato sodo per la sua libertà. 

 

 

 

 

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