Patrick Zaki, parte il "giro d'Italia" per presentare il libro: chi arriva in suo soccorso
Giornate convulse sul “caso Zaki”. L’attivista egiziano, che ha definito nazisti gli israeliani e non ha detto una sola parola di condanna nei confronti dei terroristi di Hamas, neppure le immagini dei bambini trucidati gli hanno strappato un minimo sentimento di pena e umanità, sta per partire per il tour messo in piedi da “La Nave di Teseo”, il suo editore che starà gongolando per la pubblicità gratuita, da Amnesty International, l’organizzazione internazionale che in teoria lotterebbe contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani, e dal quotidiano “la Repubblica”.
Proprio il direttore Maurizio Molinari aprirà il primo dei quattro eventi, lunedì 16 ottobre al Teatro Parenti di Milano. Molinari è di origine ebraica, ha studiato a Gerusalemme, è uno dei massimi esperti di cultura e politica ebraica e sono note le sue posizioni in difesa dello Stato di Israele. Riuscirà a vincere l’imbarazzo e sedersi a fianco di chi si è espresso con inusitata violenza contro un popolo colpito al cuore? E cosa penserà quella sera Andrée Ruth Shammah che quel teatro dirige da tanti anni?
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AL CENTRO SOCIALE
Il giorno dopo, martedì 17, Zaki è “atteso” a Torino. Ma la sede designata per ospitarlo si tira indietro. Meglio di no, dicono dal Sermig e dopo tante polemiche sembra la decisione giusta visto che si tratta di un luogo di pace. Gli organizzatori però non mollano e individuano l’alternativa in Hiroshima Mon Amour, associazione culturale di sinistra dalla doppia anima, quella istituzionale che flirta da sempre con il Comune per accedere ai contributi e quella barricadera che piace tanto al suo pubblico di desperados.
Non fa una grinza Zaki in mezzo ai reduci dei centri sociali ci sta bene, ma c’è un ma, il logo del Salone del libro che dà l’imprimatur all’evento. Non si può fare, scriviamo qui su Libero nei giorni scorsi. Deve sparire, dice la senatrice di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio, tra i pochi politici cittadini a esprimersi, seguita da alcuni esponenti della Lega.
Ed è quello che ci saremmo aspettati, conoscendo le posizioni moderate della neodirettrice Annalena Benini: vai pure a Hiroshima, vai dove vuoi ma non nel nostro nome. Per tutto il pomeriggio di ieri si sussegue una ridda di ipotesi, fino alla nota ufficiale del Salone che riporta le parole di Benini. «Rispettiamo totalmente l’adesione alla giornata di digiuno e di preghiera dei nostri amici dell’Arsenale della Pace (il Sermig, ndr) che hanno accolto l’appello del Patriarca di Gerusalemme... Io sono in totale disaccordo con alcuni commenti (alcuni non sono tutti, ndr) di Patrick Zaki, che mi hanno sconcertata e anche molto addolorata, ma non per questo riesco a immaginare di togliere la parola alla presentazione di un libro; rispetto gli impegni presi con gli editori e non dispongo della libertà d’opinione altrui. Il Salone del libro a Torino per sua luminosa tradizione e identità, offrono la parola e offrono l’incontro, non lo silenziano».
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A saper leggere tra le righe il messaggio appare chiaro: mi dispiace ma non decido io bensì i miei azionisti che evidentemente non hanno parere unanime e dunque non me lasento. E che sarebbe bastato togliere questo logo e levare la benedizione a un essere che non lo merita. Non sarebbe rimasta sola e avrebbe avuto l’appoggio di tante persone per bene.
IN GIRO PER IL LIBRO
A Bologna, dove l’egiziano ha ricevuto la cittadinanza onoraria, la sua foto è sparita dalla sala dell’Assemblea, dopo la richiesta del consigliere leghista Stefano Barghi. Persino Luciana Littizzetto guadagna dei punti dopo aver ribadito il rispetto per Israele e che l’invito di Zaki a “Che tempo che fa” deve essere rinviato a data da destinarsi, speriamo a mai più. Brutte, molto brutte invece, le parole di Riccardo Noury portavoce di Amnesty International, convinto che Zaki sia stato vittima di attacchi esagerati ed esasperati, come se la vittima fosse lui. Frasi che gettano ancora una volta un’ombra sulle vere intenzioni di questa organizzazione. Da mercoledì Zaki e i suoi profeti saranno a Bologna, Napoli e Roma, tra biblioteche e teatri. Organizzano privati e le istituzioni ne stanno fuori come è giusto che sia. Purtroppo, sta passando il messaggio che il sedicente attivista sia un eroe, per ignoranza e codardia. Chissenefrega della presentazione alla fine, peccato che a perderci siano il Salone e Torino, silente e indifferente alla visita più indesiderata di sempre.