Mughini, schiaffo a Schlein: "Tra lei e Vannacci scelgo il generale"
Giampiero Mughini è pronto a ripartire dal Grande Fratello. Mentre è atteso nel reality di Canale 5, il giornalista non si sottrae alle domande. Soprattutto quelle più spinose, che riguardano la politica. Tra i fondatori de Il Manifesto ed ex direttore di Lotta Continua, oggi sembra non riconoscere più la sinistra. "Era il 25 aprile 1961, avevo vent’anni, parlai in piazza. Dissi che con gli ex fascisti dovevamo essere spietati; e non tenni in alcun conto che tra quegli ex fascisti c’era mio padre. Da allora sono passati 62 anni, e ancora me ne vergogno. Non perdonerò mai a me stesso di aver detto quella bestialità".
Diventato di "sinistra accesa" e abbandonato Il Manifesto dalla porta principale, tra una cena con Elly Schlein e una con il generale Roberto Vannacci preferisce un tête-à-tête con quest'ultimo: "Sceglierei il generale", confessa sulle colonne del Corriere della Sera dove spiega anche le sue motivazioni: "Non mi pare uno sciocco. Non per il libro, ma perché ha avuto un comando di uomini in zona di guerra". E tra Giorgia Meloni e la leader del Pd neanche a dirlo. "Non voterei la Schlein - premette -. Nulla in lei mi suona, tranne qualche sillaba che mi ricorda tempi remotissimi".
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Diverso discorso per l'attuale presidente del Consiglio: "Me la trovai davanti la prima volta che avrà avuto diciotto anni: non sbagliò una parola. Pure al governo ha iniziato bene; poi si è ingarbugliata. Anche a causa della sua squadra: se giocasse a calcio, sarebbe in serie C". Di Silvio Berlusconi, conclude nel colloquio con Aldo Cazzullo, invece ha un ricordo "non buono; buonissimo. Ero in una sua tv quando qualche leccapiedi disse: il presidente Berlusconi ha vinto l’Oscar. Risposi che l’Oscar l’aveva vinto Tornatore, con un film prodotto da Berlusconi. Il giorno dopo lui mi telefonò per ringraziarmi di aver corretto quell’importuno. Era la prima volta che lo sentivo in vita mia".
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