Massimo Gramellini, insulti al governo: "Uno schifo". Ma sui Cpr mente
Cambia la rete, dalla Rai a La7, ma non il ritornello. Si parla di Massimo Gramellini, tornato in onda col suo nuovo programma, In altre parole, aperto con un monologo contro il governo, il tutto nella puntata di sabato 23 settembre.
Nel mirino del giornalista la garanzia finanziaria da 4.938 euro introdotta dal governo per non essere trattenuti nelle nuove strutture di controllo per i migranti in arrivo. Matteo Piantedosi ha spiegato che la misura "non riguarda le persone trattenute nei Cpr", ma "le nuove strutture di trattamento di richiedenti asilo provenienti da paesi sicuri", la prima delle quali verrà aperta a Pozzallo.
Eppure, Gramellini non considera quanto detto dal ministro dell'Interno e attacca: "4.938 euro. Questo è il prezzo della libertà che da oggi deve pagare un richiedente asilo proveniente da un paese ritenuto sicuro per non finire in un centro per il rimpatrio, il famigerato Cpr e ottenere un alloggio adeguato, implicitamente ammettendo che i Cpr adeguati non sono".
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Dunque, Gramellini aggiunge: "Chi ha ideato questa legge sicuramente è una persona molto ispirata, le ipotesi non possono che essere tre: la prima, chi attraversa il Mediterraneo rischiando la pelle lo fa per raggiungere i suoi corposi conti in Svizzera. La seconda è che dopo gli uragani e il lavoro precario dagli Stati Uniti abbiamo importato anche la necessità di pagare una cauzione per non finire in galera, che tra l'altro sarebbe anche la conferma che Cpr vengono considerati dallo stesso legislatore delle galare...", rimarca.
"La terza ipotesi: questa norma fa parte di un più ampio accordo internazionale i cui beneficiari, speriamo involontari, sono le mafie che generosamente impresteranno i 4.938 euro ai poveri richiedenti asilo che poi passeranno il resto della loro vita a lavorare come schiavi per ripagare il favore". Ma l'intemerata non è finita: "In altre parole, è un bello schifo", conclude Gramellini. Attacco frontale al governo. Parole pesantissime, in barba al fatto che l'introduzione della garanzia finanziaria sia stata chiesta dall'Unione Europea.