Michela Murgia e il testamento, "chi rischia di rimanere a bocca asciutta"
Una coda dolorosa e velenosa nella triste storia di Michela Murgia. La scrittrice e attivista sarda è morta lo scorso 10 agosto dopo un cancro che l'ha stroncata in pochi mesi. Un dramma insieme privato e pubblico, per come ha voluto viverlo l'autrice di Accabadora, ma che ora riserva un giallo. Quello sul testamento.
Secondo la Stampa, il documento sull'eredità lasciato dalla scrittrice verrà aperto "non prima della prossima settimana" e "va oltre la semplice distribuzione dei suoi beni ed è l'ennesimo atto politico".
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A gestire la pratica l'avvocata e amica Cathy La Torre, celebre compagna di battaglie per i diritti della comunità Lgbtq. Si tratta di capire cosa andrà alla "famiglia queer", la comunità allargata che la Murgia ha sempre considerato la sua famiglia allargata, a partire dai 4 "figli d'anima".
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Nel testamento che "dovrebbe essere molto articolato e scritto di pugno dalla stessa Murgia, quindi olografo", sottolinea il quotidiano torinese, metà dell'eredità della intellettuale dovrebbe andare a Lorenzo Terenzi, l'attore e regista fiorentino sposato dalla Murgia un mese prima di cedere alla malattia, secondo il rito civile "in articolo mortis".
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"Ad Alessandro Giammei e agli altri figli, Raphaël Luis Truchet, Francesco Leone e Riccardo Turrisi, dovrebbe andare la casa romana acquistata appositamente per ospitare la loro famiglia queer". Ma qui, come sottolinea anche Dagospia, si apre un grosso caso in punta di legge e di cavilli: "La legge italiana - ricorda Dago - stabilisce che l'eredità vada ai parenti biologici: se la loro quota verrà intaccata, non c'è testamento che tenga e i figli d'anima rischiano di rimanere a bocca asciutta...".