Enrico Mentana, schiaffo ai buonisti: "Chi sono i migliori alleati del generale Vannacci"
Enrico Mentana inchioda i "buonisti" che il direttore del TgLa7 definisce "ultras". "I migliori alleati di tutti i generali Vannacci del mondo sono gli ultras che vorrebbero impedire a Polanski, Woody Allen e Luc Besson di presentare i loro film alla mostra di Venezia", ha scritto Mentana sui suoi canali social. Il direttore ha quindi proseguito con dei parallelismi: "Come era stato vietato ai ministri di parlare nelle fiere dei libri, alle televisioni di mandare in onda Via col vento, alle statue di Cristoforo Colombo di rimanere dritte sui loro monumenti, e tutti gli spropositi inscenati in questi mesi".
Insomma, Enrico Mentana svela le contraddizioni di chi si batte per la libertà di espressione e poi però vuole toglierla a chi non la pensa come loro. "La storia, le arti visive e la letteratura si occultavano e camuffavano a fini politici solo nei regimi. Oggi vorrebbero imporlo anche dove c'è la libertà, epuratori in nome della purezza. No pasaran", ha concluso il direttore del tgLa7
A Venezia infatti un gruppo di manifestanti, che contavano circa 20 persone, quasi tutte donne, ha gridato slogan tra cui "nessuna cultura dello stupro" e "parliamo per coloro che non hanno voce contro i registi stupratori". "Spegnete i riflettori sugli stupratori" e "Lo stupratore non è malato, è figlio del patriarcato", sono stati alcuni degli slogan gridati dai manifestanti prima di essere allontanati dalla sicurezza. Il motivo della protesta si legge in un volantino è legato alla presenza alla Mostra di tre registi accusati di violenze sessuali: Roman Polanski, Woody Allen e Luc Besson. "Quest’anno la Biennale del Cinema di Venezia ha scelto di dare spazio a registi coinvolti in vicende di violenze sessuali contro donne, anche minorenni. Denunciamo oggi la condotta di luoghi come la Mostra di Venezia, che dovrebbe veicolare la cultura del consenso, del rispetto e del credere a chi subisce la violenza ma che di fatto scelgono di continuare a legittimare la cultura dello stupro".